Arrivederci, Correggio.
Ti scrivo come fece Dalla al suo lontano amico, per dirti che nell’anno nuovo tutto cambierà.
Pensi sia un addio? No, tornerò, ma in visita ad una cara amica, perché per me sei stata motivo di odio, di amore, di scherno, di rabbia, ma so che sarai altrettanto motivo di mancanza.
Come potrei dimenticare? Dimenticare i ricordi che le tue mura, amabilmente, hanno impresso su di loro; dimenticare la gente che mormora, gli occhi vispi delle signore anziane, sempre in cerca di notizie, la mia libreria preferita, che rimarrà nel cuore, sempre; dimenticare come ci si saluta nel viaggio, la mattina, per andare a prendere il pane; dimenticare quel bar, in uno dei tuoi tanti angoli disconnessi, che mi ha ospitata nelle due settimane in cui la mia scuola mi fece fare lo stage e, dopo, nei giorni a venire, fino ad adesso; dimenticare, ancora, le numerose camminate in quel tuo enorme parco, le cadute fatte, i gelati gocciolanti sulle dita della mano, in piena estate, e la prima birra, nascosta all’interno della giacca, perché minorenne; come posso dimenticare il primo bacio, i miei anni da scolara e le litigate con le amiche, le prese in giro, i caldi asfissianti, il tuo mercato del mercoledì e la Mariella, che andava in giro a chiedere una sigaretta col pacchetto nascosto nel reggiseno: a pensarci adesso, son molto più matta io di lei.
Come, mia cara, posso dimenticare una vita passata tra le tue mura, colorate di giallo ed arancio, tra quei sassi e quei marciapiedi un po’ troppo scivolosi.
Mi ricordo una te piovosa, in cerca di riparo, ed una te sotto al sole cocente, quasi a voler risaltare la tua anzianità. Ricordo tutto, dai mille bar, alle imprecazioni nel cercare parcheggio, quasi fosse un prezzo da pagare.
Ti dico questo perché me ne sto per andare, in un posto dove non sarai lì, al sorgere del sole.
Mi son sempre sentita un po’ soffocare dalle tue fattezze a misura d’uomo, dai tuoi coprifuoco svizzeri e dai tuoi abitanti, talvolta, un po’ troppo curiosi, ma sei tu, in una continua ricerca di novità e notorietà, con i molti negozi dal nome Ligabue ed i molti turisti (quasi incredibile) col naso all’insù. Mi mancherai, perché non avrò più motivo di odiarti, di provare alcunché sentimento nei tuoi riguardi, in quel canal grande di sensazioni, che solo tu, così lunatica nei modi di guardarmi, potevi darmi.
Mi mancherai, quando i miei passi calpesteranno altre vie e così ti ricorderò: vecchia, confidenziale, un po’ bucolica nel pensiero, stretta, a tratti calda e piena, dico piena, di ricordi miei personali, ancora tangibili. Così sono qua e volevo solo dirti, con la voce e le parole di Dalla che
“Mi sto preparando, è questa la novità”.
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