Il discorso delle stelle. Un romanzo sulla pace. Intervista allo scrittore Antonio Rubino
In questi drammatici giorni in cui è di nuovo esplosa la guerra, ho volentieri riletto con interesse “Il discorso delle stelle” di Antonio Rubino, edito nel 2019 da Emersioni Editore – e parlato con Antonio del suo romanzo e della battaglia in corso.
Ciao Antonio come stai?
Vuoi iniziare raccontandomi in sintesi la trama del tuo romanzo?
Durante gli anni della guerra civile siriana e del terrorismo internazionale prende forma l’amore tra un ragazzo italiano e una ragazza siriana, tra due esistenze con problemi molto diversi; tra chi è alle prese con il mondo produttivo del benessere, comodo e spietato – che ti spiazza continuamente perché corre troppo veloce – e chi si confronta quotidianamente con la violenza e la morte.
È lo scontro tra due culture e visioni del mondo differenti, una storia di amicizia tra popoli e di guerra, che prende una piega del tutto inattesa in uno spettacolare finale.
Le vite dei personaggi, movimentate ed avventurose, attraversate da continui pericoli, sono assimilate ai movimenti degli astri.
È un romanzo unico e originale dove ogni capitolo è introdotto da un breve concetto astronomico che trova un parallelismo nelle storie dei personaggi; personaggi che nell’arco della narrazione mutano le loro relazioni, le loro emozioni e i loro sentimenti alla ricerca di una crescita interiore.
Come ti sei documentato su un argomento così specifico quale la situazione politica della Siria e la storia contemporanea di questo paese?
Oltre ad un viaggio nel Kurdistan turco, che mi ha fatto respirare l’atmosfera dei luoghi ed interagire con il popolo curdo, ho letto diversi saggi specialistici, sia sulla guerra civile siriana, sia sulla questione curda, sia su altri temi specifici trattati nel romanzo, come la globalizzazione.
Ho letto e ascoltato centinaia di interviste, e ho potuto intervistare da remoto alcune persone.
Ho letto articoli di giornali di tutto il mondo.
Ho navigato tra le foto di persone e di luoghi leggendo reportage, ma soprattutto integrando con l’immaginazione laddove c’erano dei buchi.
A rileggere i miei brani, amo di più quelli dove ha agito l’Immaginazione, piuttosto che la Conoscenza.
Per quanto riguarda l’astronomia: è una tua passione precedente o hai studiato appositamente per poter scrivere il tuo romanzo?
Entrambi.
Sono stato sempre suggestionato dall’Universo, fin da quando avevo 6 anni.
Ricordo come fosse ieri le tante estati a rimirare il cielo con mio padre che mi spiegava le basi dell’astrofisica, e assieme fantasticavamo sulle grandi domande. Così, quando ricevetti il primo telescopio mi divertivo a cercare i pianeti e riconoscere i mari lunari. Per tutta la vita ho dedicato sempre del tempo a guardare il cielo considerandolo una parte misteriosamente intima, e collegata in qualche modo alla mia anima; il cielo profondo, e l’emozione che provavo quando mi sentivo risucchiare nello spazio interstellare, mi suggerivano che c’è sempre qualcosa che va oltre, “nel cielo come dentro di noi”.
È proprio quel qualcosa che per taluni come me è una vera dannazione da perseguire ed indagare: la necessità di farsi domande e capire. Per la stesura del libro ho poi chiaramente dovuto studiare su testi specifici i fenomeni che descrivo nel libro nelle metafore.
Il tuo romanzo è quanto mai attuale, a causa della guerra che è in corso proprio da qualche giorno.
Il mio romanzo è un romanzo prima di tutto sulla pace.
Quando l’ho scritto, e mentre lo scrivevo, avevo davvero la presunzione che potesse sortire degli effetti e cambiare il mondo – se in tanti, tantissimi lo avessero letto. È un’opera molto complessa ed elaborata a cui ho lavorato a lungo, ed il primo motore che mi ha spinto era l’ambizione che se letto e diffuso in tutte le lingue del globo potesse cambiare il mondo.
Forse un pensiero un po’ ingenuo o presuntuoso potresti pensare Federica, ma le grandi cose si fanno solo con grandi ambizioni.
In Palestina, come in Ucraina, come nella Siria descritta nel mio libro, vedo la solita storia: interessi contrapposti che affondano le radici lontano, morti di innocenti che se ne fregherebbero anche di queste ragioni pur di vivere, interessi politico-economici globali che condizionano la diatriba, spesso troppo intricati da poter essere delineati in modo chiaro ed univoco, una opinione pubblica che si addolora il tempo di un telegiornale, dei commentatori di mestiere da salotto che si indignano finché la guerra di turno è di moda, per poi dimenticarla come tutte le guerre, finché non ci tocca da vicino, nel concreto, finché non cambia le nostre vite, talvolta in modo tragico.
Quando vedo quei bambini morire, da una parte o da un’altra, non posso che pensare che sono i nostri figli.
Il mio romanzo cerca di abbattere tutte le ipocrisie e guarda senza filtri a come stanno le cose.
Nella questione specifica della nuova terribile guerra israelo-palestinese constato tristemente che sono sempre gli innocenti a morire, e tutti gli spettatori di questo massacro dimenticheranno: siamo tutti così veloci a dimenticare e passare sopra le sofferenze altrui!
Solo le nostre restano per sempre.
Con il mio romanzo, con la continua allusione all’Anima dell’Universo, come un qualcosa di superiore che “in nuce” è dentro ciascuno di noi, ambivo a cercare un nesso reale tra la sofferenza nostra e quella altrui.
Da chi hai preso spunto per la costruzione dei personaggi del tuo romanzo?
I personaggi del romanzo sono tanti; in alcuni di essi ci ho messo me stesso, scomponendolo in più parti, in altri ho messo come vorrei essere, in altri ancora dei colleghi, in altri personaggi ispirati a persone reali incontrate durante un viaggio on the road nel Kurdistan turco, altri ispirati da una semplice fotografia, da una intervista, e da certi dettagli che mi hanno suggestionato, da cui poi è partito tutto.
Che valore dai all’introspezione psicologica dei personaggi?
Tantissima. Il continuo passare dallo spazio infinito e le sue leggi così misteriose alle nostre vite terrestri e alle nostre menti contorte, alle nostre anime altrettanto misteriose, nasce proprio dal desiderio di indagare l’Uomo e il suo mondo interiore.
Cosa fai, oltre a scrivere, nella vita?
E quali progetti e programmi hai per il futuro? Stai scrivendo altro?
Mi occupo di mercati energetici per un grande gruppo industriale.
Dopo “Il discorso delle stelle” ho scritto una decina di racconti lunghi che forse un giorno saranno un libro, ma il sogno è quello di scrivere un terzo romanzo. Ho però due bambini piccoli che adoro, e mi dispiace troppo sottrarre del tempo a loro; quindi, il tempo da dedicare alla scrittura è poco, troppo poco.
Purtroppo, è il dramma degli scrittori che non possono mantenersi di scrittura: scendere a dei compromessi che talvolta non sono compromessi ma vere rinunce.
Ad ogni modo sono certo che il terzo romanzo arriverà.
E noi lo aspettiamo certamente!
Grazie per il tempo che mi hai dedicato ed a presto risentirci
ciao Federica