Intervista ad Anna Maria Basso, autrice de “Il Fragore del ricordo”
Abbiamo intervistato la scrittrice potentina Anna Maria Basso, in libreria con “Il Fragore del ricordo”. Il romanzo è un racconto corale che, dal cuore della città di Napoli e passando per Maratea, ci conduce fino a Dallas, negli Stati Uniti alla scoperta dei misteri della mente umana e, soprattutto, dell’importanza dei ricordi.
Qual è stato il momento in cui si è accorta di aver sviluppato la passione per la scrittura?
La mia passione per la scrittura è cominciata in età giovane, quando allo slancio per la vita e il futuro si accompagnavano le prime delusioni, le prime inquietudini dell’animo e del cuore. Ho iniziato con la poesia. Certo è che scrissi i miei primi versi senza consapevolezza, e soprattutto senza ambizioni. Le parole erano guizzi “senza corpo, pura sciocchezza, pura saggezza, di chi non sa nulla.” (Neruda).
Dopo una lunga pausa, ho ripreso la poesia in età matura rendendomi conto che la scrittura non era più solo un’esigenza emotiva e casuale, ma una scoperta, una tentata decifrazione del mondo, un’esperienza di vera e propria conoscenza. La poesia divenne dunque per me un viaggio dentro e fuori la parola, quella parola che oltre a rappresentare una realtà concreta o una situazione psicologica, cercava di dilatare i suoi confini alla ricerca di verità più profonde. Poi è arrivata l’esperienza narrativa. Avevo già scritto short stories per ragazzi, nate anche da esigenze didattiche legate al mio lavoro di insegnante di materie letterarie, ma la mia passione era cresciuta e cominciai a orientarmi verso il romanzo. Il primo: L’Impermanenza, è stato pubblicato da Manni nel 2018, e il secondo: Il fragore del ricordo, pubblicato da Bonfirraro nel 2022.
Quale scrittore o libro ha influenzato il suo lavoro di autrice?
Tra i miei scrittori preferiti: Isabel Allende, Oriana Fallaci, Elena Ferrante, Margaret Mazzantini, Tiziano Terzani, Murakami, Baricco. Attraverso le loro opere, ma anche di tante altre, ho compreso l’importanza della scrittura come strada per conoscere meglio se stessi e il proprio bagaglio emotivo. Terzani mi ha particolarmente affascinata per la sua visione del mondo e il senso del viaggio come una vera e propria metafora di vita. Della Mazzantini apprezzo la particolare cura dei dettagli nelle descrizioni e il considerare la scrittura: un rischio, un esperimento, una sfida.
Quale tecnica usa per scrivere? Prepara uno schema iniziale, prende appunti, oppure scrive d’istinto?
Parto sempre da un’idea di base che costruisco prima nella mia mente e poi definisco via via soffermandomi sugli ipotetici sviluppi. Più che d’istinto, scrivo seguendo quel naturale processo creativo che attraverso una successione di fasi porta alla evoluzione dell’idea e alla costruzione del percorso narrativo. Lungo la strada può capitare che torni indietro o che modifichi il percorso. Ma la scrittura è anche questo. Come le nuvole, sai da dove parti, ma non dove arriverai.
È mai capitato anche a lei di avere il blocco dello scrittore?
No, non mi è mai capitato un blocco di quelli che ti mettono in crisi. Piuttosto, ho avuto delle pause più o meno brevi che ho utilizzato per rileggere quanto scritto al fine di esaminare lo sviluppo, la linearità e l’armonia della narrazione, la costruzione dei personaggi, la descrizione dei luoghi, insomma per rivedere l’impianto strutturale della storia andando alla ricerca di eventuali punti deboli.
Com’è nato “Il Fragore del ricordo”? Era un romanzo a cui pensava da molto o è nato per caso?
Il fragore del ricordo è nato spontaneamente quando ho cominciato a elaborarne l’idea iniziale. Non avevo pensato al ricordo come filo conduttore, tutto è venuto da sé. L’idea mi portava a temi sociali come l’emigrazione intellettuale, in particolar modo il fenomeno che viene definito “la fuga dei cervelli”, ma anche alle differenze generazionali e a quelle di genere, e da qui si delineavano anche i personaggi principali, soprattutto quelli femminili, Adelina e Lara: le due protagoniste, e poi Marina e Jamila.
Nuovi progetti per il futuro?
Un nuovo viaggio narrativo, una nuova storia. E probabilmente una ripresa della scrittura poetica.