Intervista alla scrittrice ravennate Chiara Cruciani
Chiara Cruciani vive a Ravenna. È nata a Lugo (RA) il 5 giugno 1991. Si è laureata in Infermieristica qualche anno fa e attualmente lavora in sala operatoria in qualità di strumentista. Ha la passione sfrenata per i viaggi, la buona lettura e ovviamente la scrittura. L’abbiamo intervistata in occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo, “Non solo un’alba” (CTL Editore) ed ecco cosa ci ha raccontato:
Chiara, parlaci del tuo amore per la scrittura: come e quando hai deciso di diventare scrittrice?
In realtà questa passione è nata per caso, scrivere per me è stata una scoperta, un modo per dare voce ai sentimenti e una valvola di sfogo in un momento difficile. Quando ho scoperto la storia di nonna Luisa ho deciso di metterla nero su bianco, man mano che scrivevo i personaggi prendevano vita nella mia immaginazione e così ho deciso di lasciarmi trasportare dalle emozioni trasformando una sorta di quaderno delle memorie in un romanzo. Spero di aver trasmesso l’emozione che ho provato scrivendo la storia di nonna Luisa.
Quali scrittori hanno ispirato il tuo percorso?
Mi piace molto leggere e spaziare tra vari generi e autori. Non c’è un modello particolare a cui mi ispiro ma sicuramente le precedenti letture hanno influenzato il mio stile di scrittura.
“Non solo un’alba” è il tuo nuovo romanzo. Qual è stato l’input che ti ha spinto a scriverlo?
L’input che mi ha spinto a scrivere è stato il Covid, o meglio il lockdown dovuto alla prima ondata del virus che mi ha costretta a isolarmi (sono un’infermiera). L’unico modo che avevo per stare vicino alla mia famiglia era parlare con loro telefonicamente. Un giorno, durante una di queste conversazioni, mia madre accennò a un episodio accaduto a mia nonna quando era giovane e di come la febbre spagnola avesse cambiato la sua vita. Ne rimasi affascinata subito e cominciai a farle mille domande. Poi proposi a mia madre, che è casalinga e in zona rossa non poteva muoversi, di provare a scrivere una sorta di quaderno delle memorie perché quelle incredibili vicende sembravano adatte alla stesura di un libro. Mi rispose che un giorno o l’altro l’avrebbe fatto. Ogni giorno mi raccontava un capitolo nuovo e pian piano tutta la storia prese forma, io nel frattempo prendevo appunti e, una volta terminata la storia, ho deciso di provare a scrivere nero su bianco tutto quello che avevo ascoltato.
Da quale idea nasce la scelta del titolo? Perché “Non solo un’alba”?
Il titolo racchiude l’idea che dopo un periodo buio ci sia sempre il sole dietro l’orizzonte pronto a brillare, bisogna saper attendere ed essere forti nei momenti privi di luce.
Qualche anticipazione per i tuoi prossimi lavori e impegni?
Sto lavorando alla stesura di un nuovo romanzo molto diverso da “Non solo un’alba” ma ancora in fase di elaborazione, spero di riuscire a terminarlo entro questo inverno.