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La valutazione

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Se è vero che tutto cambia, dalla moda alle generazioni, dai mestieri alle occasioni, una cosa che resta immutabile nel tempo è il concetto di valutazione. Senza fare troppa retorica (perchè ne facciamo abbastanza ogni singolo giorno), valutare significa “dar valore ” a qualcosa, e, in ambito didattico, indica il valore dato ai processi messi in atto dagli alunniutilizzando come parametri prefissati gli obiettivi e i risultati attesi con quelli ottenuti. 

Se così sembra complicato, sappiate che questo è il punto di “non ritorno” per qualsiasi alunno e insegnante, “il brivido che sale lungo la spina dorsale”: GLI SCRUTINI!  Che sia gennaio o giugno, che sia scrutinio conclusivo di un ciclo o tortura annuale, è qui che “il potere di Odino” arriva dal Walhalla alla Terra.

“Mettiamo 7 a X? Con me non fa nulla! Io metto 5!” “Ma guarda che con me lavora tantissimo!” 

“Hai visto che miglioramenti ha fatto Y?” ” Miglioramenti? Ma se  non ha fatto nulla tutto l’anno!” “Si ma dai, si è fatto mezza interrogazione,  si è impegnato in quest’ultimo quadrimestre, non possiamo non promuoverlo!”

“Colleghi, ma stiamo valutando la performance di un interrogazione o il bilancio di un anno?” 

Ebbene, cari colleghi, cari alunni e cari genitori, questo è un dilemma  a cui non si darà mai risposta: esattamente, cosa siamo chiamati a valutare? Gli obiettivi? Il cambiamento (sempre se è in positivo, perchè altrimenti, nemmeno a parlarne…)? Lo sforzo? I risultati? 

Image by Nasim Nadjafi from Pixabay
Image by Nasim Nadjafi from Pixabay

I Docenti, quelli veramente bravi, direbbero: “dobbiamo tener conto di tutte queste variabili naturalmente!” Peccato però che poi, inevitabilmente, queste “variabili” acquisiscono un peso più o meno  DIVERSO per ogni studente, e, lo dico molto onestamente, non so nemmeno se questo sia un atteggiamento da condannare o da esaltare: perchè se è vero che valutare in modo oggettivo è difficile e forse anche inutile, è anche vero che la stessa valutazione non è un abito che può adattarsi a più di uno studente. Quante volte abbiamo messo un 10 a qualcuno che veramente lo meritava piuttosto che ad uno studente che, pur impegnandosi per tutti gli anni, non ha mai raggiunto le competenze di quel 10? Quanto siamo stati giusti o buonisti (o presunti tali)? Quanta oggettività c’è in quella valutazione?

Potremmo costruire tutte le griglie di valutazione che vogliamo, possiamo creare obiettivi a misura di ragazzo, possiamo riempirci la bocca di valutazioni formative, sommative, check list e verifiche dei prerequisiti, ma credo che la valutazione sarà sempre un’operazione molto delicata, che, inevitabilmente, cambierà i destini dei ragazzi e dei docenti, diventando un pò boia, un pò angeli e un pò delfini.

 

Francesca Barnabà
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