C’era una volta la scrittura a mano
Scrivere è una forma sofisticata di silenzio.
(Alessandro Baricco)
C’era una volta la scrittura a mano. No, non è l’incipit di una fiaba, ma quasi. Perché oggi, tra tastiere che ticchettano e dita che scivolano sugli schermi, il gesto di impugnare una penna e lasciare che l’inchiostro scorra su un foglio sembra appartenere a un’altra epoca. Una di quelle in bianco e nero, con le lettere che profumano di attesa e le cartoline che portano il sole delle vacanze direttamente nella buca della posta.
Scrivere a mano, oggi, è un atto di resistenza poetica. È rallentare quando tutto ci spinge ad accelerare, è scegliere la cura quando l’immediatezza è la norma. È prendersi il tempo di pensare prima di scrivere, senza il tasto “canc” a salvarci dalle parole sbagliate. E vogliamo parlare del fascino di una calligrafia storta, personale, unica? Altro che i font preimpostati! Io sono consapevole di non avere una grafia eccelsa ma quando metto la penna sul foglio metto il mio cuore che è impetuoso, caotico, sincero e vero.
Io continuo a scrivere lettere e cartoline, più le seconde però, ed anche se lo faccio principalmente durante le feste e a volte anche in ritardo (ne sanno qualcosa alcuni miei cari amici) e neanche immaginate, o forse sì, la gioia che provo quando vado all’ufficio postale e decido anche una spedizione tracciata perché tengo davvero che quel piccolo gesto arrivi a destinazione. E provo gioia anche perché immagino il sorriso di chi la riceverà. Perché il tratto della mia penna è una traccia autentica del mio sentire, qualcosa che nessun messaggio vocale potrà mai restituire. E poi c’è il diario, il nostro confidente di carta, quello che non notifica nulla ma ci ascolta sempre. E poi, scrivere è terapeutico.
Forse è vero, la scrittura a mano non è più necessaria. Ma è proprio questo il punto: è preziosa perché inutile, perché scelta. E in un mondo che corre, scegliere di fermarsi è un piccolo atto di rivoluzione.
E come non pensare alla splendida canzone di Nino Buonocore, “Scrivimi”? Quel brano che ci invita a prendere carta e penna e lasciare che le emozioni fluiscano senza filtri, senza correzioni. “Scrivimi quando il vento avrà spogliato gli alberi.”. È un invito alla profondità, alla comunicazione autentica, a quel legame invisibile ma forte che solo le parole scritte a mano possono creare.
Oggi, nell’epoca dei messaggi istantanei, la scrittura a mano è un gesto romantico, quasi ribelle. Eppure, è proprio nei dettagli fuori moda che spesso ritroviamo il senso delle cose. Quindi, prendiamo carta e penna. Scriviamo. Per noi, per gli altri, per non dimenticare chi siamo.
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