La voce, l’anima e l’eterno femminino. Intervista al mezzo soprano Elena Bresciani
Si avvicina la Festa della Donna e proprio al sesso femminile vogliamo dare qualche consiglio per usare al meglio la propria voce Lo facciamo con il Mezzosoprano Elena Bresciani, esperta di voci femminili che segue in tutta Italia oltre alla fama come cantante lirica che l’ha portata a cantare in ogni parte del mondo, dal Vaticano alla Carnegie Hall di New York.
Elena, si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima. Potremmo affermare lo stesso della voce?
Sì. La voce è l’anima che si fa suono.
Chi viene da te a seguire le lezioni di Vocal Coaching: “solo” artiste nell’ambito musicale e speakers o anche donne che nella vita fanno tutt’altro?
Le mie allieve sono professioniste e aspiranti professioniste con obiettivi seri, ma – come mentore – seguo anche donne che seleziono per candidatura (sono una esperta di crescita personale e, quindi, mi contattano artiste, ma anche donne provenienti da altri settori), oppure casi dove il canto diventa terapia. Recentemente, per esempio, ho seguito una Signora che ha dei lipomi nei polmoni e attraverso lezioni mirate di tecnica di respirazione ed applicazione delle scoperte delle mie ricerche inerenti al progetto Vibralchimie sul canto curativo e le campane tibetane, ho cercato di rendere migliore la sua respirazione e di conseguenza, la sua qualità di vita.
Se una persona risuona con me e mi contatta, ne parliamo e valuto di caso in caso se è un progetto che mi interessa seguire e se sono funzionale a quella persona.
Perché c’è chi non sopporta la propria voce o non si riconosce in essa?
Perché la ricerca della propria identità non è banale, ci nascondiamo dietro a mille maschere. La voce, invece, è sincera, ci mette a nudo, ci costringe a fare introspezione, a lavorare sulle parti di noi stessi che non ci piacciono e noi rifiutiamo la verità, ci fa paura.
Dal punto di vista tecnico, non ci riconosciamo in registrazione perché siamo abituati ad ascoltare la nostra voce dall’interno e non con l’orecchio esterno e la percezione cambia.
Detto in altre parole, dovremmo riuscire ad allineare la nostra voce interiore con i suoni che emettiamo?
Dovremmo imparare ad essere più veri. Se ci sentiamo feriti dobbiamo dirlo, se siamo tristi dobbiamo dirlo, se siamo felici dobbiamo esprimerlo appieno con gratitudine. La voce ci deve liberare.
Qual è la difficoltà maggiore che incontri con le tue allieve? E l’aspetto più facile?
Faccio il mio lavoro con gioia, adoro insegnare. Quando ami quello che fai sei entusiasta e felice, non ti pesa nulla.
Non da ultimo, so che tu e alcune tue alunne prenderete parte al progetto laboratoriale L’ETERNO FEMMININO durante una serata benefica tra arti visive e musica che avrà luogo proprio venerdì 8 marzo 2024 presso il Teatro della Fondazione Rubini. Che cosa porterete in scena e quale sarà il vostro messaggio?
Un messaggio di speranza, di non violenza, una carezza per le donne. Ho personalmente costruito dei testi attorno alle arie di epoca barocca scelte per la parte musicale (brani di Vivaldi, Haendel, Gluck, Falconieri), testi dove si indaga l’amore nelle sue accezioni tossiche, il dolore che il tradimento, la pornografia, la violenza causano alla donna e la sorellanza salvifica, l’amore puro che invece valorizza la donna.
Per spiegarti il progetto uso le parole del comunicato predisposto dalla Professoressa Milena Bellometti, responsabile e mente creativa del progetto, che in questa sede desidero vivamente ringraziare per il lungo lavoro di coordinamento di tutte le forze in campo.
“L’eterno femminino” (da donna a donna, per crescere e camminare insieme). Un piccolo e attivissimo gruppo di alunne della secondaria di primo grado dell’I.C.Rubini è stato invitato, su base volontaria, a dedicare una parte del proprio tempo, mettendo a disposizione le proprie capacità artistiche e creative, per realizzare degli abiti di scena, rigorosamente green, progettati e realizzati con materiale riciclato, abiti-scultura che verranno indossati da me e dalle mie allieve Giulia Serotti e Maddalena Canavesi, al pianoforte la mia storica amica e collaboratrice Denise Lamera e sua figlia Viola Cremonesi Gipponi. Desidero ringraziare la dirigente scolastica Ludovica Paloschi per la sensibilità e l’attenzione che mi ha riservato, la Professoressa Milena Bellometti per le lunghe telefonate di coordinamento, l’attenzione e la cura, le Professoresse Lia Minuti, Linda Taietti e Roberta Ravelli per i loro sforzi nella realizzazione degli abiti. Ringrazio – inoltre – il Comune di Romano di Lombardia, la Fondazione G. B. Rubini, Lions Club International, Rotary, Centro Studi Teorema (che si occuperà del trucco e delle acconciature), spero vivamente di non dimenticare nessuno, perché le forze in campo sono molte. L’evento ha l’obiettivo di raccogliere fondi atti a finanziare gli studi di alcune ragazze nello Zimbawe, fanciulle che si preparano come ostetriche ad aiutare a loro volta altre donne, accompagnandole nella gravidanza e nel parto, in un luogo ove ancora persistono purtroppo pratiche assolutamente discutibili verso il femminile, come le mutilazioni genitali. Fulcro ed elemento di dialogo con lo Zimbawe sarà un ginecologo italiano, il Dottor Crescini che, da diverso tempo collabora con il Dottor Massimo Migani e la FONDAZIONE LUISA PESARESI presso l’Ospedale L.Guidotti a Mutoko.
La Professoressa Milena Bellometti è responsabile e mente creativa del progetto, a Lei vorremmo chiedere: qual è il significato simbolico profondo di questo progetto?
Il progetto è nato all’interno di quello che è diventato in questi anni, all’interno dell’I.C. Rubini, un percorso di cittadinanza attiva, volto alla sensibilizzazione delle nuove generazioni in merito a tematiche sociali e solidali al femminile. L’idea è quella di lavorare fianco a fianco con le nostre piccole- grandi donne e alcuni piccoli-grandi uomini, valorizzando la creatività femminile nelle sue diverse e straordinarie accezioni, una creatività generativa, propositiva e propulsiva, capace di smuovere il mondo e di creare mondi. Forza creativa che non si limita a dare voce al proprio preziosissimo sentire personale, bensì orientata affinché le energie del singolo possano veramente elevare l’individuo attraverso un lavoro corale, sinergico per un fine condiviso decisamente più alto, aiutare gli altri e in questo caso, altre donne.
Questo percorso intessuto di volti, voci, ideazione e “magia del fare” è finalizzato ad aiutare finanziariamente giovani donne, studentesse in cerca del proprio futuro. La scelta del titolo è naturalmente legata ai famosi versi di Goethe nel Faust, in cui il femminile viene posto quale elemento di congiunzione tra umano e divino, quale possibilità di elevazione per l’uomo, un titolo dunque che si trasforma in chiara indicazione programmatica, l’arte e il femminile unite per valorizzare le potenzialità e caratteristiche di un universo complesso e speciale, la donna… e non solo.
Ringrazio la M° Elena, le sue splendide allieve e le pianiste per aver creduto nel progetto e aver accettato di imbarcarsi in questo viaggio, impreziosendo il percorso e donandogli concretamente una voce attraverso le proprie straordinarie doti, il grande lavoro profuso e la professionalità dimostrata. In molti e molte hanno collaborato in modo diretto e indiretto alla creazione dell’evento, rendendo tangibile un sogno, dando forma ad un’idea, creando un cammino di crescita realmente condiviso, anche in ambito territoriale.