Intervista a Giovanni Luca Valea sul suo nuovo lavoro: Canzoni
FixonMagazine ha incontrato il cantautore, poeta e scrittore Giovanni Luca Valea. Il suo ultimo lavoro in studio, Canzoni, prodotto e distribuito da La Stanza Nascosta Records, è stato preceduto dal singolo La costellazione del cane. Canzoni è un disco, al tempo stesso, introspettivo e sociale, nel quale la poesia, in senso lato, diventa bandiera di resistenza.
Il suo ultimo lavoro, “Canzoni”, vede l’apporto del musicista Nuccio Corallo e del produttore e musicista Salvatore Papotto. Vuole parlarci di queste sinergie?
Canzoni è il frutto di una sinergia unica, di una comunità di intenti molto forte. In primo luogo, la scrittura a quattro mani con Nuccio Corallo, nata quasi per caso e che, ancora per caso, svanirà senza alcun rammarico o dispiacere. Certamente la mano di Nuccio, come musicista, è stata di grande importanza. Salvatore Papotto, dal canto suo, ha svolto un lavoro attento e rivoluzionario, toccando le giuste corde di ogni brano. Ho molto amato i suoi arrangiamenti e la capacità di rendere più fruibili brani che sono, da un punto di vista concettuale, importanti – almeno nelle intenzioni.
Il videoclip del singolo “La Costellazione del cane” è stato trasmesso in anteprima su Tgcom24. Chi ha lavorato al progetto?
Ho affidato ben volentieri la realizzazione del videoclip ad uno studio situato in Pakistan. Gli autori ed io ci siamo confrontati per ogni verso della canzone e credo che il risultato sia apprezzabile. Volevamo descrivere il buio e mantenere accesa una piccola candela.
Lei è maestro nel vestire architetture classiche di modernità. Come nascono le sue canzoni?
Solitamente da una frase, da un’espressione che mi capita di carpire o di ascoltare. Poi c’è il pianoforte. Prediligo accordi semplici e orecchiabili, non voglio annoiare nessuno. Dò molta importanza al testo e cerco di rendere tutto semplice, con alterne fortune, come capita a tutti.
E le sue poesie?
Le mie poesie, in un certo senso, hanno la stessa gestazione. Con l’eccezione che sono animali esclusivamente notturni, e do loro spazio con piacere, forzando il mio scarso potere di sintesi. Credo siano rappresentative della mia identità ben oltre certe canzoni.
Recentemente ha pubblicato anche un romanzo, Una vecchia valigia”( NeP Edizioni)… che riscontro di pubblico sta avendo?
Incredibilmente positivo. Il lungo lavoro sta pagando e ne sono felice. Certamente non pensavo ad un riscontro di pubblico tanto positivo, ma sono felice soprattutto per aver finito una cosa alla quale avevo dato principio. Be’, questo è meraviglioso.
Scrive per se stesso o per gli altri?
Per riconoscermi, essenzialmente; ma senza gli altri, è chiaro, non esisterebbe niente di ciò che scrivo.
La sua canzone d’autore è, indubbiamente, politica. È uno che ama prendere posizione, anche nella vita?
Sì. Non sono invadente o caotico, ma ho una linea. Avere una linea è importante, così come importante è saper prendere le distanze da ciò che riteniamo ingiusto. Preferisco tenere l’indifferenza nelle mutande.
La sua musica in tre aggettivi?
Decorosa, intima, forte.
Il disco più bello che ha ascoltato nel 2023?
Sono vittima delle playlist…valgono le discografie? In quel caso, sarebbe opportuno mettere a referto l’opera omnia di Leonard Cohen.
Lei è anche docente. Una cosa che ama e una che non sopporta del suo lavoro?
Amo vedere i ragazzi e le ragazze interpretare le mie lezioni in modo ogni volta differente. E mi piace far nascere in loro qualcosa che somigli ad un sogno. Far sì che capiscano che senza il surrealismo francese saremmo tutti più poveri. Quello che non sopporto? Non saprei. Quest’anno non mi dispiace neanche il caffè della macchinetta.