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La vita va presa con filosofia. Intervista alla scrittrice Emma Saponaro

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Finalmente è uscito il sole e la temperatura è ideale, quasi primaverile azzarderei ed è, a mio avviso, il momento ideale e la giornata perfetta per dedicarmi alle mie interviste, alle mie chiacchierate con gli autori. Negli ultimi mesi ho letto davvero tanto e ne avevo bisogno per poter rinfrancare il mio spirito e rilassarmi dallo stress e dalle giornate lavorative. Qualche mese fa mi è arrivato tra le mani tramite la redazione di Fix On Magazine il libro dal titolo “Se devo essere una mela”, della scrittrice Emma Saponaro, edito da Les Flaneurs Edizioni. Onestamente? Quando scelgo i libri in libreria oppure tra quelli proposti dai vari uffici stampa mi lascio ispirare dal titolo e dalla copertina e poi leggo la trama che può confermare o addirittura sovvertire la scelta.

 Questo titolo mi è piaciuto subito, poi ho letto la trama e ho pensato che fosse interessante leggerlo soprattutto in questo periodo. Perché? Lo scoprirete dopo, anche perché Emma è arrivata e quindi avrete modo di leggere e saperne di più.

Copertina libro Emma Saponaro
Copertina libro Emma Saponaro

Ciao Emma, innanzitutto grazie mille per il tempo che mi stai dedicando. Iniziamo con la domanda di rito: Come stai?

Grazie a te per avermi invitata. Sto bene, grazie, stanca per la promozione ma soddisfatta.

Vuoi la verità? Mi sono davvero divertito leggendo il tuo libro. Una lettura che, pur sembrando leggera dai toni, mi ha colpito nel profondo perché hai toccato dei temi che sono ancora, ahimè, nel 2023 attuali: il ruolo della donna nel matrimonio, l’indipendenza economica, l’amore nella vita coniugale e la diversità di animo. Sembrerà banale, ma sono curioso di conoscere la nascita di questa storia. Ti va di parlarmene?

Non so dirti precisamente come è nata l’idea, ma sicuramente per me il tema della condizione della donna è sempre stato coinvolgente, tanto che la discriminazione di genere, dentro e fuori la coppia, è quasi sempre presente nelle mie narrazioni. Se è vero che la consapevolezza della discriminazione esistente, da parte delle donne ma anche degli uomini, è fondamentale, voglio avere la presunzione (che poi non è altro che speranza) di riuscire a smuovere un po’ di polvere e indurre a riflessioni, a spronare le donne più fragili e convincerle che “insieme si può”. Le grandi battaglie si possono vincere partendo anche da piccoli contributi.

“…Datevi il cuore, ma l’uno non sia in custodia dell’altro.

Poiché solo la mano della Vita può contenere entrambi i cuori.

E restate uniti, benché non troppo vicini insieme,

poiché le colonne del tempio restano tra loro distanti,

e la quercia e il cipresso non crescono l’una all’ombra dell’altro.” (Sul Matrimonio – Khalil Gibran)

Durante la lettura mi è venuta in mente subito la bellissima descrizione del matrimonio del poeta Khalil Gibran dalla quale ho estratto un pezzo. Leggendo il tuo libro ho pensato che la storia di Rebecca e Poldo fosse agli antipodi di tutto questo. E ti metti a pensare alla tua vita, a ciò che fai, alle mancanze. Per cui ti chiedo quanto è difficile o è stato difficile raccontare una storia d’amore.

La mia la definirei più una storia di non-amore o, se preferisci, sull’amore. Con tutta la buona volontà, non riesco a scrivere una storia d’amore, e credo sia molto difficile se non si vuole rischiare di scivolare nel banale e nei cliché. Il mio romanzo parte dalla consapevolezza che a volte ci si accontenta, a volte ci facciamo andare bene una storia ormai appassita, altre volte addirittura si inizia una storia pensando sia amore ma che con l’amore ha poco a che fare. Cosa c’è che non va in noi donne? Cosa ci hanno inculcato? Perché dobbiamo per forza cercare un principe azzurro che ci salvi?

Colette Dowling nel suo Complesso di Cenerentola parlava di paura di certe donne di essere indipendenti e della loro scelta di abbandonare le loro passioni a favore di un qualcuno che si prenda cura di loro e le protegga. Erano gli anni Ottanta, è vero, ma abbiamo superato totalmente questi ostacoli, mi chiedo? Come la mia eroina, noi donne dobbiamo affrontare sia gli ostacoli che ci arrivano dal mondo esterno, sia quelli che abbiamo interiorizzato con delle grandissime dosi di stereotipi sessisti, inculcatici già dai primi anni di vita. Alla luce di tutto ciò, viene spontaneo chiedersi: quando iniziamo un rapporto, siamo convinte veramente che sia per amore o non è invece per sedare la solitudine, o per rispettare la tradizione, o altri cliché? Cos’è l’amore?

L’amore è un sentire, è camminare con lo stesso passo con una persona che hai scelto con desiderio e convinzione. Il resto non conta. Le illusioni lasciamole alle favole che ci hanno voluto raccontare, altrimenti continueremo a fare confusione e a cercare amore dove non ce n’è e poi a farcelo andare bene per forza. Per forza!

Ho adorato Rebecca, posso dirtelo?  Amo le donne che si riprendono da uno stato di apatia, che riprendono il controllo delle loro vite, del loro tempo, del loro benessere. Ad un certo punto tu scrivi una bellissima cosa che ritrascrivo qui:

“…Ci hanno nutrito con palate di cazzate. Ci hanno insegnato che pensare a se stessi equivale a essere egoisti. Così si cresce con la convinzione che pensare a sé è peccato, tabù, egoismo, vergogna. Secondo la proprietà transitiva, volersi bene vorrebbe dire lo stesso: peccato, tabù, egoismo, vergogna. Ma quando mai? Desideravo solo volermi bene. SI! E senza sensi di colpa”. 

Alla domanda che ti faccio decidi tu se far rispondere Rebecca o magari Emma. Quanto ti vuoi bene in questo momento e quanto pensi sia importante volersi bene oggi? Soprattutto se si pensa, ma non lo è affatto, di togliere tempo e attenzioni al resto del mondo?

Volersi bene, rispettarsi e realizzarsi sono fondamentali nella vita di ognuno. Senza rispetto per sé stessi non possiamo raggiungere alcun obiettivo che possa completarci e realizzarci pienamente. Se non accade, saremo dei frustrati, insoddisfatti e anche infelici. E questo non inficia assolutamente sul “togliere tempo e attenzioni al resto del mondo”.

Approfitto due minuti per preparare un buon caffè e proporlo ad Emma perché prendersi il caffè è sempre un qualcosa che ha a che fare con l’affetto e l’amore verso le persone. È un modo per dire alle persone che vuoi loro bene. Mentre metto su la macchinetta penso per un attimo alla filosofia. E, guarda un po’, il libro di Emma è un richiamo al Mito delle Mele di Platone e nel libro c’è una continua ricerca filosofica proprio sul concetto di esteriorità, di interiorità e del trovare poi la perfetta metà. Se ricordo bene Platone disse:

 ““Un tempo gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non v’era la distinzione tra uomini e donne. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due: da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà, trovando la quale torna all’antica perfezione…”

 Il caffè è pronto.

Emma, mentre preparavo il caffè pensavo alla filosofia e a Platone, in misura del fatto che offrire il caffè ad una persona è una dimostrazione d’affetto. Il tuo libro è un continuo ricercare la felicità, l’altra metà della mela che non deve essere per forza qualcuno da amare, ma sempre principalmente sé stessi. Per sapere di Rebecca consiglio ai lettori di leggere il libro, ma lo chiedo a te. Quanto è difficile trovare l’altra metà della mela? L’hai trovata, intanto?

Difficile, facile, non è questo il punto, fondamentale è essere sé stessi e sapere cosa si vuole, cosa si desidera, e questo supera la metafora platonica della ricerca dell’altra metà. Io sono intera e non ho bisogno di altri pezzi di frutta per realizzarmi. Che poi, detto tra noi, a me la frutta neanche piace. Detto questo, mi domandi se ho un compagno che corrisponde alla mia idea di amore? Beh, ti rispondo così: contrariamente a quello che si crede, le mele intere hanno molte più possibilità di incontrare l’amore delle mezze mele.

Rebecca, all’interno della sua storia, si dimostra al contempo una donna, moglie, compagna priva di libertà, ingabbiata in una condizione/relazione malsana al punto da sfiorare la violenza psicologica ed economica. Restando nel nostro paese, in Italia sono ancora tantissime le donne vittime di relazioni amorose e coniugali del genere. Secondo te, quanto è complicato riuscire ad uscirne e a liberarsi?

Dobbiamo liberarci prima di tutto degli stereotipi di genere che introiettiamo inconsapevolmente fin da piccoli. Ancora oggi, malgrado le buone intenzioni, non è cambiato nulla e quegli stereotipi li troviamo nei libri di testo della scuola primaria. Vedi come è difficile per una donna avere fiducia in sé stessa se cresce con la convinzione che i suoi mestieri saranno sempre racchiusi nelle quattro pareti di una casa o saranno esclusivamente quelli di cura o di educazione, mentre è solo l’uomo che può volare, andare sulla luna, essere avventuroso, forte e coraggioso. Ci tagliano le ali da piccole. O, almeno, vorrebbero tagliarcele.

Quindi, prima di tutto sarebbe una cosa sana e giusta quello di riconoscere questi stereotipi e prendere consapevolezza che c’è qualcosa di squilibrato nel considerare le persone divise tra un mondo maschile e l’altro femminile e che questo ultimo debba soccombere alle diversità di trattamento per esempio sulle buste paga, sulle carriere politiche o istituzionali. Basta leggere con le giuste lenti e non puoi non accorgerti delle disparità.

Ecco, eliminare veramente gli stereotipi e convincerci che la differenza tra uomo e donna è solamente culturale. Aggiungo che manca una legislazione che possa veramente rimuovere gli ostacoli per raggiungere la parità di diritti tra uomo e donna (a proposito, sai che a marzo nel rapporto della Commissione europea si legge per l’ennesima volta che nessuno Stato ha raggiunto la parità dei diritti?), e arginare questo dramma che è il femminicidio, il fatto che un marito o fidanzato troppo spesso non accetti di essere lasciato. In più, se pensi che il 45 percento delle donne dipendono economicamente dai mariti, non credi che sia complicato difendersi e liberarsi da un marito manesco o che non amano più?

Siamo agli sgoccioli e ti faccio un’ultima domanda. Cos’è la libertà per Emma Saponaro?

Raggiungere una consapevolezza tale che possa indirizzare pensiero e azione senza alcuna influenza o manipolazione. La libertà è un bel respiro!

Grazie mille per la tua disponibilità e il tempo che mi hai dedicato.

 

Giacomo Ambrosino

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