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Giorgio Mannucci ci racconta “Scoprire” il nuovo disco

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Cantautore livornese, ha all’attivo sei album con band come Sinfonico Honolulu e Mandrake. Numerosi concerti per tutto lo stivale e anche alcune date in Germania, Francia e Svizzera. Oggi vi parliamo di Giorgio Mannucci, che ha di recente pubblicato “Scoprire”, il nuovo disco.

Lo abbiamo intervistato per conoscere meglio e scoprire i suoi progetti.

Ciao Giorgio, ti va di presentarti ai nostri lettori?

Verso la fine dei trent’anni, alto 1 e 76, occhi azzurri, livornese doc (nato e cresciuto qua), ho scritto la mia prima canzone a 16 anni ed era molto grunge.

C’è qualche cantante italiano o straniero a cui ti ispiri?

Adoro un certo cantautorato italiano degli anni 60/70/80, Lucio Dalla (capo supremo), Luigi Tenco. Gli arrangiamenti sixties orchestrali come quelli che si trovano nelle canzoni di Mina. Per quelli vado pazzo.

Arrivando ai tempi d’oggi amo il modo di scrivere di Silvestri, Bersani e Truppi. Non ti nascondo un amore smisurato per i Verdena che sicuramente non fanno dei testi la loro forza ma sul piano musicale sono delle bombe atomiche.

Poi Sufjan Stevens, i Beatles (che spero li ascolteranno anche gli esseri viventi che arriveranno dopo di noi e che popoleranno la terra), gli Spoon, Andy Shauf e mi fermo perché sennò non basterebbe l’etere a disposizione.

Una delle esperienze che ricordi con più affetto?

Non essendo un musico di primo pelo ci sono molte esperienze bellissime alle mie spalle. Soprattutto quelle vissute su alcuni palchi.

Le esperienze che ricordo con più affetto sono sicuramente le traversate europee con i miei Mandrake (ti parlo di 8 anni fa su per giù) e i primi live su e in giù per l’Italia con i Walrus (la mia primissima band).

Recentemente ho avuto invece la fortuna di suonare su un battello lungo i canali della mia città e cantare le canzoni del mio conterraneo Piero Ciampi, è stata un’esperienza trascendentale.

Recentemente è uscito il tuo nuovo disco “Scoprire”. I brani nascono da storie e periodi diversi. Qual è il file rouge che unisce tutte le tracce?

Non c’è un vero e proprio fil rouge perché sono stati scritti in periodi diversi. Sicuramente c’è vita vissuta (bianco, nelle tue scarpe, Pimpa) e immaginata (il viaggio, ardenza mare, scoprire).

C’è la mia città in diverse canzoni. C’è il mare, perché è da lì che vengo. C’è in tutte una necessità di andare oltre e di non smettere mai di scoprire.

Quanto tempo hai impiegato per la realizzazione di questo album?

Cambio di etichetta, di lavoro estremo sulla produzione di alcuni brani e il covid, hanno reso la gestazione di questo album piuttosto lunga. Ti direi “tanto”. Ma è stato il tempo necessario.

Quale messaggio vorresti rimanesse a chi ascolta questo disco?

Ci sono tante cose su cui vale la pena riflettere dopo aver sentito questo album. Non essendo un concept album ci sono molti spunti. Io li ho messi sul piatto. Si parla di comunità (nelle tue scarpe), di emigrazione (il viaggio), di amori iniziati e finiti male (le cose cambiano) e di un cane (il mio, Pimpa :D).

Spero che arrivino tanti messaggi, che le persone che ascolteranno disegneranno svariate chiavi di lettura. Spero che ci sia modo di discuterne insieme.

Hai già in programma concerti e date live?

Per il momento soltanto una. In casa. Al The Cage Theatre. Sarà una grande festa, il 6 Gennaio. Dopo di che ci auguriamo tutti che arrivino altre feste.

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