L’Ebraismo e la prima rivoluzione del mondo. Recensione di Un Ebreo Contro
Un libro particolare, come lo sono, per la maggior parte, quelli che hanno come schema l’intervista. Si corre il rischio, soprattutto quando l’intervistatore e l’intervistato si conoscono, di nutrire qualche dubbio, di avere qualche dubbio. Non è questo il caso.
E’ un libro che si legge tutto di un fiato, con un ritmo, che ne caratterizza il dipanarsi, incalzante. L’intervista, condotta con obiettività e, in qualche caso, con qualche domanda un po’ cattivella, ha il merito di far scoprire un personaggio straordinario.
Malgrado ne avessi sentito parlare, e pur leggendo molto, non mi era mai capitato di incontrare questo poliedrico artista, e uomo di radicati e nobili valori.
L’intervista spazia tra le convinzioni religiose e culturali, il suo essere, come si definisce, “ebreo per scelta, mi sono avvicinato all’ebraismo dopo la fine della scuola, ormai in età adulta…quella cultura ha segnato per me una svolta, aggiungendosi all’illuminismo e al marxismo che sono state le altre fonti della mia formazione”. Queste sono le premesse della sua intervista, che fanno intendere già il personaggio. Per Mona Ovadia “ l’ebraismo è la prima grande rivoluzione della storia del mondo, sicuramente dell’Occidente. In questa affermazione, direi perentoria, vi è il carattere, a mio avviso, deciso, dell’artista.
Il libro si presenta diviso in cinque macro argomenti, a cui segue un Post scriptum.
Attenzione interessante viene dedicata , dopo una breve presentazione del suo modo di essere artista, del suo modo di intendere il teatro, con i suoi importanti incontri (Dario Fo, ad esempio) ai popoli dell’esilio. E’ in questa parte dell’intervista che esprime, con passione, il suo pensiero sulla dignità “la dignità personale e quella sociale sono inscindibili come le due facciate del foglio”. Un concetto chiaro, che non ammette repliche.
Come lo è, altrettanto chiaro, quello sul pregiudizio: “ il pregiudizio non è solo istintivo, ci viene inculcato….si fonda sempre sulla diversità..”
Altrettanto interessante è la sezione dedicata alla politica, con delle affermazioni forti, ma condivisibili dalla maggior parte di noi cittadini. “Oggi la politica è morta. I partiti non sono più corpi intermedi, sono luoghi autoreferenziali… non si occupano della società”. Chi, indipendentemente dalla sua scelta di campo, non pensa le stesse cose? E la politica, però, lo ha visto candidato, ed eletto, sia al comune di Milano che al Parlamento Europeo. Infine, Mona Ovadia, esprime i suoi pensieri, le sue considerazioni, sulla situazione tra Palestinesi e israeliani. E, anche qui, esprime con decisione le sue idee a riguardo, sorprendendo per la lucidità, e l’onestà intellettuale, della sua analisi.
Insomma, dall’intervista, curata da Livio Pepino, già magistrato, emerge la qualità del pensiero dell’artista, le sue idee, il suo “sostengo le cause degli ultimi”.
Il tutto caratterizzato da una ferrea coerenza. Decisamente un libro da leggere.