Il mio panorama a metà strada. Lettera d’addio a BoJack Horseman
Reduce dagli ultimi episodi di Bojack, arrivo qui in una valle di lacrime e con i feels distrutti. Ogni briciolo di sentimento che potessi mai provare in vita mia è stato racchiuso in un’ unica serie tv. Ma d’altronde va sempre così.
Come Bojack Horseman abbia conquistato il mio cuore, e quello di milioni di persone in tutto il mondo, non è certo un mistero!
Crudo, vero, sentimentale, d’impatto, profondo, psicologico, sociale e antropologico: il giusto mix di un successo targato Netflix. Nonostante alcuni fingano che non sia così, tutti hanno bisogno di un riferimento nella propria vita, ed esiste chi come me si affida ai personaggi dei libri e serie tv. Alla fine i personaggi che scegliamo raccontano un po’ di noi stessi. Raccontano ciò di cui abbiamo bisogno, ciò che ci manca, ciò che vorremmo essere, ma soprattutto ciò che mai nella vita vorremmo essere. Ecco perché sono importanti tanto quanto lo siamo noi. E poco importa che siano immaginari o reali.
Certo a primo impatto può sembrare assurdo che in una fantomatica Hollywood umani ed animali siano sullo stesso livello. Anzi, quest’ultimi sono addirittura più “umani” dei primi. Bojack è un cavallo sulla soglia della cinquantina, star della serie tv Horsin’Around quasi finita nel dimenticatoio. Trascorre la sua vita come se fosse un giro di giostra, una spettacolare corsa sulle montagne russe tra alcol, cibo spazzatura e droga. Per risollevare la sua carriera decide di scrivere un libro sulla sua vita e ingaggia Diane come ghostwriter.
Questa è la trama lanciata in modo abbastanza superficiale, perchè è ad ogni episodio che avviene la magia. Episodio dopo episodio, stagione dopo stagione assistiamo alla composizione di questo puzzle che è l’intreccio delle vite di Bojack e delle persone che ruotano attorno a lui. Si aggiunge di volta in volta un tassello che ci consente di inquadrare di più Bojack, la sua triste vita, ma soprattutto il suo passato costellato da traumi e delusioni.
Gli altri personaggi che fanno parte del suo mondo, ognuno di loro, anche quello all’apparenza più solare, è in conflitto con i propri demoni interiori. Motivo per cui li vediamo strisciare a tentoni pur di raggiungere la felicità. Felicità relazionale, lavorativa, e personale pur fallendo miseramente.
Bojack è perennemente insoddisfatto, incapace di instaurare una relazione stabile, incostante, egoista, e distruttivo. Per quanto lui senta di essere sbagliato e preferisca stare da solo pur di non perdere le persone che, a modo suo, ama ancora e ancora una volta, nessuno riesce a lasciarlo realmente abbandonato a sé stesso.
Ecco, io vedo il susseguirsi di queste sei stagioni come un viaggio di introspezione dei personaggi, in cui lo spettatore , prima o poi, si immedesima. Per semplice empatia, per eventi simili, traumi in comune, o semplicemente il malessere che spesso la vita può regalare. Il peso costante delle aspettative, le tabelle di marcia sociali, le relazioni familiari, il fallimento dei propri sogni. Tutto questo racchiude Bojack. Amore, amicizia, tradimenti e lealtà, l’infelicità di essere al mondo, il senso di riscatto, il vuoto presente nella vita e non quello che può lasciare una morte, l’abbandono, la voglia di farcela ma anche quella di morire. La consapevolezza che l’unica persona con cui passerai la tua vita sei tu, ed è frustrante se per te provi solo odio. Non è per tutti.
L’universo di Bojack Horseman è un’altalena che oscilla tra gioia e dolore, e poco interessa se sia più sofferenza che felicità, perché la vita è proprio così: un viaggio da cui torni con lezioni di vita.
E’ totalmente sbagliato ispirarsi a Bojack nella vita reale, ma è inevitabile sentirlo così reale e vicino. E’ diventato parte di me, ed ancora oggi non so dirgli addio. Chissà se è vero che non siamo spacciati, Bojack. Chissà se davvero nel grande scenario della vita siamo solo dei granellini che un giorno verranno dimenticati. Chissà se davvero non importa cosa abbiamo fatto in passato o come verremo ricordati, perchè quello che importa è il presente. Questo momento, questo unico momento spettacolare che stiamo condividendo.
Ti lascio una lettera, Bojack, perchè il mio cuore è già tuo.
Bojack,
sei stato il mio panorama a metà strada e ti parlo così, a cuore aperto. Amico. Confidente. Amante. Lo specchio in cui scorgevo il mio riflesso. Il baratro in cui ho guardato fin quando non hai guardato in me a tua volta. Il fondo che ho trovato scavando sul fondo che già c’era. Sei stato il più egoista, il più narcisista, il più irresponsabile, il più manipolatore e autodistruttivo. Sei stato veleno, sì, ma il mio preferito.
Tu sei Bojack Horseman e non c’è cura per questo. Ma ti comprendo, sai? Sento la tua sofferenza dietro la maschera che hai sempre indossato e fa mancare l’aria anche a me il peso delle aspettative: l’ansia di essere una persona migliore per le persone ci stanno accanto, intorno. Ti sento sotto la pelle, nelle vene. Così crudo, così intenso, così poetico ed immenso. Hai squarciato e ricucito il mio cuore più e più volte, spesso contemporaneamente.
Sono devastata. Odio gli addii e sento di aver appena perso un pezzo del mio cuore, perché in questo terrificante mondo tutto ciò che abbiamo sono i legami che creiamo. L’hai detto tu, no? Credo ci siano persone che ti aiutano a diventare la persona che sei, e non puoi che essergli grato anche se non faranno parte della tua vita per sempre. La vita fa schifo, e poi si muore. Qualche volta. Qualche volta la vita fa schifo ma continui a vivere.
Non avrei saputo dirlo meglio, io. E quindi niente Bojack, me ne farò una ragione. Grazie, per avermi scavato così dentro. Mi mancherai, come gli occhiali da sole in questa quarantena. Mi mancherà sentirti dare voce ai miei pensieri al posto mio. Mi mancherai e basta. Ciò che si rompe nel cuore non può essere riparato. Ora se vuoi scusarmi, vado a farmi una doccia così non capisco se sto piangendo o meno.