Mangiate amor proprio e siate voi stessi. Intervista alla sand artist Gabriella Compagnone
Tutta l’eleganza della sand art nelle parole della più grande sand artist italiana Gabriella Compagnone.
Le storie non devi cercarle, arrivano da sole, corrono di bocca in bocca, e quando te le trovi davanti, non puoi fare altro che raccontarle. In quest’articolo vi parlerò di Gabriella Compagnone, un’artista che di solito racconta storie, disegnandole con la sua arte e la sua maestria. Storie che nascono dalla sabbia, l’inchiostro con cui disegna poesia e splendide emozioni. Quelle belle sensazioni che Gabriella oggi ci trasmette con le sue parole. Gabriella non racconterà una storia generica, ma ci racconterà la sua di storia, una vita da sand artist.
Ecco a voi Gabriella Compagnone.
Innanzitutto complimenti per i tuoi lavori. Le storie che racconti sono bellissime e capaci di esprimere allo stesso tempo poesia ed emozioni.
Grazie infinite!
Partiamo subito con le domande secche: chi è Gabriella Compagnone? Come si inizia e dove nasce questa passione di esprimere la fantasia disegnando con la sabbia?
Gabriella Compagnone è una persona comune che fa un mestiere un po’ insolito.
La passione è nata tra i banchi di scuola, dove ho avuto l’occasione di sperimentare qualcosa di nuovo e di incredibilmente affascinante e la facilità che ho riscontrato nel farlo ha reso l’approccio estremamente naturale.
Potremmo definirlo un vero colpo di fulmine!
Il tuo nome è affiancato ad altri molto noti come quello dell’israeliana, Ilana Yahav, e dell’ucraina, Kseniya Symonova, tutte capaci di elevare le creazioni con la sabbia a veri capolavori. Cosa pensi del movimento della sand art mondiale, in Italia com’è il movimento? Tu sei considerata una delle prime in Europa, cosa si prova?
E che te lo dico a fa!?
Essere affiancata alla Yahav o alla Simonova, per me è semplicemente incredibile,
mi riempie di orgoglio e spero sia un onore meritato.
Della sand art in generale penso che, essendo solo all’inizio, ci sia tantissimo da sperimentare.a livello sia tecnico che stilistico.
Per quanto riguarda l’Italia non so se ci siano i numeri per parlare di vero e proprio movimento, certo è che moltissime persone si stanno avvicinando alla tecnica, quindi spero di cuore che lo diventi presto, perchè solo così potrò essere certa che non sia stata solo una moda ma una nuova forma d’arte riconosciuta.
Spesso si dice che la tecnica si possa imparare, ma l’arte e il talento siano trasmissioni dirette dell’anima. Sei d’accordo o pensi che anche la tua arte si possa imparare? Tu come hai imparato? Chi ti ha trasmesso vena artistica e poetica?
Sono assolutamente d’accordo con chi dice che la tecnica si impari ed il talento no e credo che l’atteggiamento che assumiamo nei confronti di noi stessi e della vita si rifletta sulle attività che svolgiamo determinando il modo in cui le svolgiamo.
Io ho cominciato per gioco per cui senza metterci troppa attenzione.
Per questo motivo, appena “scoppiata” la sand art in Italia, il fatto di essere considerata “l’unica” mi metteva in serie difficoltà, non mi sentivo pronta né competente, non avevo realmente studiato la tecnica, farlo diventare un mestire da un giorno all’altro mi sembrava ingiusto e poco rispettoso nei confronti di chi mi chiamava.
Poi ho realizzato che la competenza non riguarda solo la tecnica, ma un’infinità di altri fattori dei quali non parleremo ora per questioni di tempo…
Però invito gli interessati a cercare l’etimologia di questo magnifico termine,
è stupefacente la vastità di significati che ne derivano e credo che possa essere uno dei motivi per cui esistono lavori e capolavori.
Credo che tutto ciò che facciamo ed il modo in cui lo facciamo dipenda dall’anima.
Billie Holiday distingueva le persone in due categorie: Chi è e chi non è.
Io la penso come lei, ci sono persone che vivono esprimendo se stesse attraverso il coraggio di fare le proprie scelte e di assumerne le conseguenze, persone autentiche nel bene e nel male e poi ci sono quelli che respirano.
Insomma chi è e chi non è, e sia chiaro che “essere” non vuol dire necessariamente fare le scelte giuste, ma semplicemente fare delle scelte, altrimenti sei un ignavo.
…Dante, agli ignavi, fece fare una finaccia…
Usi la poesia dei tuoi disegni per raccontare storie che spesso hanno un grande impatto sulla realtà, mi riferisco anche al tema degli inceneritori. Dove prendi l’ispirazione per le tue storie? Come nascono?
Sono cresciuta a Terni, per cui sento la tematica degli inceneritori molto vicina.
Ho voluto contribuire a modo mio cercando di toccare anche la sensibilità di coloro che ignorano o sottovalutano il problema.
In generale, l’esigenza di trattare una tematica piuttosto che un’altra, nasce all’improvviso:
c’è un momento in cui il bisogno di esprimere un determinato concetto diventa insopprimibile.
Che studio e che preparazione c’è dietro ogni tuo disegno? Come nascono le storie e il tuo modo di raccontarle? Quanto lavoro c’è dietro ogni spettacolo che fai? C’è una scrittura o una sceneggiatura dietro o ti affidi all’improvvisazione?
Strutturo la performance come fosse un film: parto dall’idea scritta, poi schizzo le scene principali, una volta trovate le inquadrature giuste, procedo con lo story-board.
Devo dire che la preparazione scolastica in questo, è stata fondamentale!
La tua arte trasmette emozioni a chi guarda e credo che lo scambio di emozioni con il pubblico sia intenso. Inoltre, traspare da ogni storia la tua sensibilità. Che emozioni provi a portare i tuoi disegni con la sabbia in giro? Quanta emozione ti dà il pubblico?
L’emozione che mi trasmette il pubblico è indescrivibile e la sensazione che provo è sempre di grande gratitudine.
Credo che gli spettatoti riescano a percepire ciò che voglio comunicare senza filtri, forse perchè non essendo distratti dalle parole ci affidiamo entrambi ai gesti che sono più diretti e sinceri.
Sei salita alla ribalta “popolare” grazie al talent show Italia’s Got talent, da quella esperienza hai avuto tante collaborazioni televisive, teatrali oltre a tuoi progetti e spettacoli. Com’è l’esperienza della notorietà, quanto ha cambiato il tuo modo di esprimerti?
Non so come sia la notorietà.. Bisognerebbe chiederlo ad un personaggio noto…
Io poi sono un vampiro, come direbbe il grande Dalla ” Io sto sempre in casa, esco poco, penso solo, sto in mutande..”.
Forse è prorpio la mia “clausura spirituale” a dettare il mio modo di esprimermi!
Com’è stata l’esperienza a Salerno e dove potremo ancora ammirarti in futuro?
L’esperienza di Salerno è stata estremamente toccante.
Volevo a tutti i costi far “pesare” il fatto che siamo solidali ai grandi problemi del resto del mondo finché non ci tocca scegliere tra il panettone ed il pandoro e mi è stata data la possibilità di trattare questo tema a modo mio, motivo per cui ringrazio nuovamente gli organizzatori.
…Ero commossa prima ancora di iniziare a disegnare!
Domanda forse un po’ venale, ma nell’Italia del 2017 si riesce ancora a vivere di arte?
Ottima domanda.
Prima di tutto credo sia fondamentale comprendere la differenza tra l’hobby e la professione
la quale, evidentemente, non è così ovvia.
L’hobby è qualcosa che ci piace fare, che facciamo per noi stessi, per cui non è necessario garantire una certa qualità; al contrario il lavoro è un servizio che svolgiamo soprattutto per gli altri, quindi è necessario che venga svolto nei migliore dei modi, perchè se lavori male fai un danno a tutta la comunità.
Per questo il lavoro deve essere retribuito.
Per quanto mi riguarda di arte si vive, ma immagino che dipenda dai casi.
La difficoltà spesso sta nell’identificare un’attività artistica come una professione, ad esempio è improbabile che un comune chiami un’azienda a svolgere un servizio gratuitamente , molto più probabile è che venga chiesto ad un artista.
In questo caso il danno sociale nasce nel momento in cui la qualità artistica dei servizi resi si abbassa insieme al prezzo.
Infine, un consiglio a chi si vuole avvicinare alla sand art?
Un consiglio? Mangiate la carne. Scherzo! Mangiate amor proprio e siate voi stessi.
Grazie per la tua disponibilità e un grande in bocca al lupo da tutta la redazione di FixOn magazine.
Grazie a voi e buon lavoro!
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