By the Sea. E' tutto bellissimo.
Tutto è bellissimo, in “By the Sea”, ambientato in un luogo bellissimo (un’isola maltese), tutto attorno a un’insenatura bellissima e isolata dove sorgono un albergo bellissimo, e un bistrot bellissimo nel suo essere rifugio caratteristico gestito da un uomo umanamente bellissimo.
È qui che arrivano i due bellissimi protagonisti, vestiti con abiti bellissimi, e poi altri due personaggi. Indovinate? Sì, bellissimi pure loro.
Superficie bellissima. E basta. Lui, scrittore in crisi d’ispirazione, beve e fuma oltre ogni limite; lei, ex ballerina che porta nella mente i segni di un misterioso trauma, passa dalle pillole al letto, respinge il marito in ogni modo, e piange.
Unica via, unica scappatoia è un banale foro nella parete della loro stupenda camera d’hotel; foro che permette ai due protagonisti, Roland e Vanessa, di spiare la coppia della stanza accanto. Qui il detto diventa “Il sesso dei vicini è sempre più bello”. Un trauma, quello di Vanessa, solo dipinto a grandi linee, con colori chiari su sfondo chiaro. Lei vi accenna. Non si saprà mai cosa sia accaduto: si sa solo che è accaduto. E tanto basta. Forse.
Il film è una continua introduzione a se stesso, senza una trama vera e propria. Lo scrittore con la crisi della pagina bianca decide di cercare l’ispirazione in un posto vicino al mare; in realtà cerca di capire se il suo matrimonio sia ancora vivo. Vanessa, invece, con le ciglia finte e gli occhi enormi, forse cerca se stessa negli occhi del marito frustrato. Ma non si trova.
Spudorata, oltraggiosa nelle ambizioni e nell’autorefenzialità Angelina fa quello che vuole, mentre Brad sta al gioco, come Roland con Vanessa.
Al gioco sta anche lo spettatore, affascinato dalla determinazione e ipnotizzato dalla bellezza, disposto perfino a perdonare gli eccessi dell’ego e della vanità, del giocattolo milionario figlio forse della noia.
Tranne, forse, la rivelazione del trauma di Vanessa di cui sopra. Trauma tanto gonfiato nel corso delle due ore da scoppiare come una bolla di sapone al momento dell’ “outing-ma-non-troppo”