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Gae Vinci: “Lonely Ballads è il mio primo album, ho messo tutto me stesso”

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Gae Vinci nome d’arte di Gaetano Vinci è un produttore musicale siciliano, con sede a Milano. Dopo aver prodotto musica con altri alias sin dalla metà degli anni 2000, ha deciso finalmente di firmare i propri lavori con il suo vero nome. Non identificandosi in un genere musicale ben specifico, si riesce a percepire nelle sue produzioni quelle che sono indubbiamente le sue influenze musicali, ovvero il dream pop/shoegaze e chiari riferimenti alla musica electronic o alternative in generale. Nonostante si definisce un eremita da studio, spesso si avvale della collaborazione di alcuni amici musicisti e cantanti che passano da lui in studio, per registrare ciò che scrive e produce. Alla fine del 2022 ha creato la sua etichetta indipendente “BLOODONTHETRACKS” che utilizza come piattaforma per pubblicare la musica da lui prodotta.

Abbiamo avuto il piacere di intervistare il producer, che in questa piacevole chiacchierata ci racconterà di “Lonely Ballads”, il suo disco d’esordio disponibile in digitale e in vinile.

Ciao Gae! È da poco uscito “LONELY BALLADS” il tuo album di debutto. Com’è nato e qual è il messaggio che dovrebbe essere colto dagli ascoltatori?

Ciao! L’idea iniziale di Lonely Ballads non era un album, lo è diventato man mano che scrivevo sempre più brani.

Quando decisi di cominciare a scrivere qualche canzone, nel giro di 5 mesi mi sono ritrovato con 4 brani finiti, così avevo pensato di rilasciare un EP. Non ricevendo nessun riscontro positivo da parte delle etichette discografiche, decisi di creare la mia, cioè “BLOODONTHETRACKS”. Così da quel momento iniziai a lavorare alla continuazione dell’EP creando un vero e proprio album. Non c’è un vero messaggio da cogliere dietro l’album, ho cercato di racchiudere le emozioni che sentivo all’interno dei brani, nella speranza che possa trasmettere lo stesso agli ascoltatori.

Ascolta il disco su Spotify

In quanto tempo è maturato il nuovo progetto discografico?

Dopo una pausa lunga 2 anni 2017/2019 agli inizi dell’anno decisi di ricominciare a produrre musica, ciò è durato fino al 2022 e nel frattempo cercavo di completare il puzzle dell’idea e della forma che volevo dare a questo progetto, completando tutto nel giro di 3 anni.

Chi è stata la prima persona a cui hai fatto sentire il tuo nuovo disco?

Il mio miglior amico! Invio ogni brano appena sfornato per avere il suo punto di vista. Anche se non è un producer, è un intenditore di musica e mi fido del suo punto di vista. Abbiamo più o meno gli stessi gusti musicali, successivamente invece l’ho fatto ascoltare anche ai miei amici più cari.

C’è qualche aneddoto curioso, accaduto durante le registrazioni del disco che vuoi raccontarci?

Onestamente non ne ho uno, posso dire che son partito completamente da zero, cioè solo con un computer, così ho creato il mio studio man mano che scrivevo l’album, in base alle esigenze tecniche di cui avevo bisogno, ho comprato di conseguenza gli outboards o effetti che poi ho usato durante la produzione.

C’è un concetto base, un filo che lega tutto il disco?

Non ho mai pensato ad un concept album, però tirando le somme dopo aver completato la produzione, e dopo aver ascoltato ripetutamente più volte il disco, mi sento di dire che tutti i brani hanno un forte senso di solitudine, accompagnato ovviamente da sfumature malinconiche e sonorità dal gusto nostalgico.

Dal punto di vista musicale, invece, quali sonorità hai voluto abbracciare?

Ho cercato di mettere assieme tutte le mie influenze musicali. Ho cercato di capire come far conciliare i diversi punti, cioè, generi diversi e mixarli tra di loro. È palese il mio amore per il dream pop dei Cocteau Twins o per il folk/psychedelic degli Opal/ Mazzy Star, così come lo shoegaze degli Slowdive o My Bloody Valentine e anche l’elettronica del nord europa di Trentemøller e TOM and his computer. Il tutto incorniciato da un’atmosfera Lynchana (David Lynch) che è uno dei miei artisti preferiti.

Come è nata la copertina di “LONELY BALLADS”?

La copertina, così come le cover dei singoli sono le foto di una mia amica fotografa siciliana “Lea Russo”. Una sera mentre gli parlavo dell’album a cui stavo lavorando, gli chiesi di inviarmi i suoi lavori per capire se potessero interessarmi. Non appena ricevuto il book, è stato molto facile scegliere e farmi ispirare dalla sua arte che trovo bellissima.

Qual è l’aspetto che più ti affascina nella fase di composizione di una canzone?

Senza dubbio quello di raggiungere esattamente il risultato o il suono che ho in testa. Ancora oggi non sempre ci riesco, ciò richiede un costante allenamento. Quando questa magia avviene, mi ritengo coerente nei confronti dell’ascoltatore.

Hai programmi riguardo a concerti futuri?

Abbiamo iniziato da poco le prove con la band, l’idea è di portare in giro l’album live, così stiamo lavorando senza trascurare nessun dettaglio.

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