Supplenze: gioia di alunni, dolore di docenti
“Professoressa buongiorno, deve firmare una supplenza…….”
Con queste parole si apre l’odissea di ogni docente di sostegno, la storia senza fine che tutti, nella loro carriera hanno vissuto. Sicuramente i sofisti della retorica sempre inclini al rispetto della legge esordiranno dicendo: ” no, la normativa dice che le sostituzioni devono essere fatte dai docenti curriculari con disponibilità e solamente dopo dai colleghi di sostegno che non hanno gli alunni in classe!”
Balle! Delle gigantesche e incommensurabili balle. Delle castronerie di portata epocale perchè, in barba alla normativa, chi fa le sostituzioni sono sempre loro:i colleghi di sostegno. Che si abbia l’alunno o meno non importa: tutto viene condito da frasi circostanziali come: “dai, tanto è la tua classe”, “purtroppo non ho nessuno da mandare”, “tanto i tuoi alunni sono tranquilli, possono restare senza di te”.
Dopo aver compreso che tanto, non sarai tu il Mosè che dividerà il Mar Rosso con una rivoluzione epocale perchè ti rendi perfettamente conto che non puoi opporti al sistema (colleghi linciatemi pure, ma non ho ancora deciso di finire come Giovanna D’Arco) fai tre respiri profondi e firmi la sostituzione. Subito dopo, comincia il piano “Fuga da Alcatraz” ovvero come sopravvivere ad una o più ore di supplenza nel miglior modo possibile e se sei di scienze motorie e il colonnello Giuliacci ti ha garantito tempo sereno senza perturbazioni, li porti fuori e preghi che non si ammazzino tra di loro, ben altro problema si pone se la tua classe di concorso è un’ altra: Cosa fare? Cosa non fare?
Molto dipende dal tipo di classe in questione: se vai in una prima o in una seconda e sono ancora con il cuscino appiccicato in viso puoi svegliarli con qualche attività didattica travestita da gioco interattivo, se il cielo vuole punirti e ti manda in una terza è lì che si deve vedere il tuo self-control: di studiare non se ne parla, di ripassare ancora meno, di lavorare nemmeno a dirlo. “Prof,mettiamo un film?” Sembrerebbe fantastico. Ok, guardano il film e speriamo che si inrteressino. La LIM non funziona, la connessione non va. “Prof allora usciamo? ” No ragazzi, non sono di scienze motorie, non posso farvi uscire”(prima o poi mi farò stampare delle magliette con questa scritta)“E allora prof cosa facciamo?” E lì cominci ad uscire il tuo repertorio da fine intrattenitore, performer, attore e, all’occorrenza, anche confidente: la classe si scinde in gruppi e ognuno di essi comincia a condurre delle attività parallele: chi comincia a chiedere di uscire per il bagno, chi per acquistare la merenda, chi fa disegni degni di Pollock e chi invece, comincia a fare delle filippiche sul malessere ( ragazzo bello e dannato che non le degna di uno sguardo): a quel punto avviene una cosa strana: i ragazzi cominciano a vederti non più come un nemico ma come un essere a cui possono rivolgersi e qualcuno timidamente, comincia con le domande personali: a quel punto se, ti giochi bene le carte, li hai conquistati: diventi il loro capitano di Mare fuori, quello che non è più dietro la cattedra ma davanti ad essa.
Mentre aspetti che l’ora passi in fretta senza morti e senza feriti, succede (ogni tanto) che quell’ora di tortura di massa diventa una breve parentesi per scoprire un nuovo universo: quello dei ragazzi, che non sempre si apre ma che quando succede, te li fa vedere più piccoli e più fragili di quanto vogliano far credere.