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Sistema di reclutamento docenti: misteri dell’algoritmo!

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Se dovessimo creare degli insiemi che riguardino la scuola, l’elemento estraneo sarebbe sicuramente la parola “estate”.

Ma, contrariamente a quanto si pensa, le vacanze estive sono un momento emotivamente intenso per il docente: lontano da banchi, lim e campanelle, diventa il miraggio a lungo desiato per il collega arruolato e il patibolo del docente precario. Mentre il collega di ruolo si aggira tra i corridoi con passo stanco e appesantito dalle relazioni che deve consegnare, al docente precario scatta una specie di “malinconia portami via” che ti assale mentre guardi il tuo cassetto, che sai che dovrai svuotare tra pochissimo perché, l’anno venturo, non andrai dove ti porta il cuore (per dirla con le parole della Tamaro) ma, se sei fortunata, dove ti porterà l’algoritmo delle Gps.

L’algoritmo, questo illustre sconosciuto che, in questi anni, è diventato il “Vangelo” dei colleghi a tempo determinato, lo scudo crociato delle battaglie all’ultimo incarico, il cui funzionamento potrebbe essere riassunto in pochissime righe di sofferto dolore: “incrocio tra la tua posizione e le preferenze delle scuole, dei paesi o dei distretti che vengono inseriti.”

Qualcuno “digitalmente avanzato” direbbe che tutto ciò, ha notevolmente alleggerito la macchina burocratica della scuola, che prima le convocazioni venivano effettuate dietro le porte dei provveditorati nelle giornate di settembre, per avere un incarico o presunto tale che sarebbe partito con le lezioni già avviate.

Ma quello che mi domando è: “può questa incertezza lavorativa, derivante dall’aumentare degli iscritti in graduatoria e dalla guerra all’ultima certificazione che rimpingua le casse dei sindacati e impoverisce quelle di noi colleghi che, paradossalmente, lavoriamo per pagarci le certificazioni e le abilitazioni del caso, protrarsi con angoscia nei mesi in cui, anche noi, poveri insegnanti senza arte ne parte, vorremmo goderci un po’ di meritato riposo?”.

Tra certificazioni linguistiche, informatiche, titoli artistici, master, abilitazioni con 30, 60 cfu, “ricchi premi e cotillon”, essere un docente è già un evento straordinario, poter lavorare, qualcosa di eccezionale, diventare di ruolo?

Semplicemente un miracolo.

Francesca Barnabà
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