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La manipolazione delle immagini. Storytelling della disinformazione

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Sin dalla notte dei tempi la fotografia è stata, più di tutte le arti, quella che ha raccontato la storia e gli eventi ad esso collegati.  Con essa poi è arrivata l’opportunità, se così la vogliamo chiamare, di manipolare le immagini in modo anche, bisogna ammetterlo, sorprendente. Dalla nascita di Photoshop fino agli strumenti digitali moderni, come il deepfake e l’avvento dell’utilizzo dell’AI, (n.d.r. Intelligenza Artificiale)  la produzione di contenuti modificati, alterati o decisamente inventati, ha creato non pochi dibattiti e problemi socio-politico-culturali ed etici.

Prima di arrivare al punto principale dell’editoriale di questo mese, voglio fare un salto nel tempo, quando non c’erano tutti questi strumenti digitali, e parlare di come, attraverso l’uso semplice della fotografia, di come cambiasse l’interpretazione di un evento cambiando solo il punto di vista o magari pubblicando un’immagine sbagliata in base al contenuto. Nelle foto qui di seguito è un buon esempio di distorsione della realtà.

In questa foto il Principe William sembra rivolgere il dito medio a qualcuno (alla folla o altro)
In questa foto il Principe William sembra rivolgere il dito medio a qualcuno (alla folla o altro)

Guardate da questa seconda prospettiva. Stesso momento ma diversa prospettiva. Non è un gesto volgare ed anche l'espressione, seppur non gli dia merito, racconta altro.
Guardate da questa seconda prospettiva. Stesso momento ma diversa prospettiva. Non è un gesto volgare ed anche l’espressione, seppur non gli dia merito, racconta altro.

Questo che vi ho fatto ora è il primo esempio di distorsione della realtà e di come i media e i mezzi di informazione trasformano poi ciò che è la realtà in qualcosa di totalmente diverso.

Passiamo avanti, parliamo di deepfake. Il termine (coniato nel 2017) indica una tecnica per la sintesi dell’immagine umana basata sull’intelligenza artificiale, usata per combinare e sovrapporre immagini e video esistenti con video o immagini originali, tramite una tecnica di apprendimento automatico, conosciuta come rete antagonista generativa. È stata anche usata per creare falsi video pornografici ritraenti celebrità e per il revenge porn, ma può anche essere usato per creare fake news, bufale e truffe, per compiere atti di cyberbullismo o altri crimini informatici di varia natura oppure per satira. (Fonte Wikipedia.org). Anche in questo caso, peggiore anche del precedente, può essere molto pericoloso in quanto, se non riconosciuto, può mostrare una persona come noi o famoso o una persona influente che magari si trova in situazioni alquanto scomode oppure lancia dei messaggi strani. Uno dei casi più famosi di deepfake riguarda il fondatore di Meta, Mark Zuckerberg.

Arriviamo al punto finale, quello che sta creando molti problemi, ossia la generazione di immagini tramite Intelligenza Artificiale. Attenzione, con questo articolo non voglio assolutamente demonizzare l’uso dell’IA ma quando poi finiscono sui media immagini di guerre e conflitti, tutto ciò va a sollevare diverse considerazioni etiche e morali.

COSA E’ SUCCESSO?

Qualche giorno fa sono finite sui media immagini vendute dal colosso Adobe riguardanti il conflitto tra Hamas e Israele. Immagini che sono rimbalzate sui media di tutto il mondo senza menzionare che queste fossero state generate tramite IA. Qualcuno potrebbe dire che, se non fosse mancata la dicitura di come fossero state prodotte, il polverone non si sarebbe generato. E invece no, perchè questa immagine, intitolata “Conflitto tra Israele e Palestina AI generativa”, (cliccando sul link potete vedere l’immagine in questione) che rappresenta un paesaggio urbano su cui si staglia una gigantesca nuvola di polvere in realtà non esiste, perchè è stata realizzata attraverso le funzionalità integrate in Adobe. Questa immagine ha fatto il balzo su tutti i media del mondo senza che questa, come ho già accennato, contenesse la dicitura “Realizzata con IA”. Purtroppo la velocità con cui, soprattutto in situazioni dove il giornalismo ha la necessità e l’urgenza di informare velocemente, vengono diffuse poi queste immagine sui media online mondiali, crea davvero problemi seri.

Dubbi e considerazioni

È importante, quindi, valutare attentamente il contesto, l’intenzione e l’impatto di tali immagini prima di renderle pubbliche:

1.Contesto e Intenzione: Se le immagini create con l’IA mirano a documentare, sensibilizzare o educare sulle realtà della guerra, potrebbero essere considerate strumenti validi per attirare l’attenzione sulla complessità e le conseguenze di conflitti armati. Tuttavia, se l’uso di queste immagini è finalizzato a manipolare l’opinione pubblica o a diffondere informazioni false, potrebbe sollevare preoccupazioni etiche.

2. Impatto Emotivo: Le immagini generate dall’IA potrebbero avere un impatto emotivo significativo sul pubblico, poiché possono apparire realistiche e coinvolgenti. Prima di renderle pubbliche, è importante considerare se la divulgazione di tali immagini potrebbe causare trauma o stress emotivo alle persone che le osservano.

3. Responsabilità e Verità: Chi utilizza queste immagini deve assumersi la responsabilità di garantire che siano presentate in modo etico e preciso. La veridicità delle informazioni e la trasparenza sull’origine delle immagini sono fondamentali per mantenere un dibattito informato e responsabile.

4. Rispetto per le Vittime: Le immagini di guerra, anche se generate artificialmente, possono rappresentare situazioni drammatiche e sofferenze umane reali. È fondamentale trattare tali immagini con rispetto e evitare di sfruttarle per scopi sensazionalistici.

In conclusione, l’uso di immagini create con l’IA che trattano di guerre può essere giustificato in determinati contesti educativi e informativi, ma richiede una riflessione etica approfondita. La responsabilità, la trasparenza e il rispetto per le persone coinvolte sono fondamentali quando si decide di rendere pubbliche immagini di questo genere e, ancor di più, usiamo questi mezzi per potenziare una corretta informazione invece di distorcerla e causare o amplificare problemi.

 

Giacomo Ambrosino

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