Andrea Pizzo and The Purple Mice ci raccontano il disco “Potatoes on Mars” – Intervista
Potatoes on Mars è il primo album di Andrea Pizzo and The Purple Mice con 11 brani di space rock. I Purple Mice sono un gruppo di diversi artisti che hanno iniziato a lavorare insieme in un progetto musicale attorno alla voce di Andrea Pizzo e alla sua idea di creare un concept album sull’Universo e su alcuni sogni più profondi dell’uomo. Ecco cosa ci hanno raccontato
Ciao Andrea, ciao Purple Mice: come mai Potatoes on Mars e non su Giove o su Saturno?
Andrea: Marte è il pianeta più simile alla Terra nel sistema solare e il nostro “vicino” più prossimo. Da sempre solletica l’immaginazione di scienziati e artisti.
Raffaella: Marte è anche l’ultima frontiera delle esplorazioni spaziali in corso. Per questo molti autori di cinema e fantascienza vi hanno ambientato le proprie storie. Inoltre nel linguaggio comune quando si parla di alieni si usa spesso dire “marziani”… Probabilmente tutti questi aspetti hanno influito anche sulla nostra scelta.
E soprattutto come mai Potatoes?
Andrea: L’idea nasce da due aspetti: il primo è cinematografico e si riferisce al film The Martian del 2017 con Matt Damon, in cui un astronauta abbandonato sul pianeta rosso riesce a coltivare delle patate e a sopravvivere. Al tempo stesso sono stati fatti studi, in particolare dall’Università di Lima, su delle “superpatate” che possono effettivamente crescere sul pianeta rosso. Vi linko un articolo in proposito: https://www.focus.it/amp/scienza/scienze/la-patata-e-adatta-a-crescere-su-marte
Ascolta il disco su Spotify e approfondisci qui
Scherzi a parte, mi raccontate prima di tutto come nasce la collaborazione fra di voi?
Raffaella: l’idea è nata a partire dalla passione di Andrea per il canto. A un certo punto ho pensato che valesse la pena tentare l’avventura di cantare qualcosa di proprio invece che continuare a provare delle cover. Così ho scatenato la mia passione per i versi, scrivendo qualche prova per lui, che ha coinvolto i suoi amici e maestri Riccardo Morello e Roberto Tiranti, grazie ai quali si sono potute realizzare le canzoni. Per quanto riguarda i video, li facciamo in famiglia cercando di divertirci e coinvolgiamo anche nostra figlia Maria Elena.
Quali sono i vostri background? Mi dite qualcosa di autobiografico?
Raffaella: Ho sempre amato la natura e le avventure, soprattutto all’aria aperta, ma la mia passione più grande è la lettura. Mi sono laureata in Lettere all’Università di Genova e insegno Storia e Letteratura alle superiori. Da quando è nata Maria Elena ho meno tempo per leggere e mi piace guardare opere cinematografiche insieme a lei e Andrea. Amo anche disegnare e scrivere, soprattutto filastrocche e brevi poesie. Sono questi gli hobby che metto a frutto collaborando nel gruppo.
Andrea: Sono sempre stato interessato alla fantascienza e alla scienza, in particolare all’astronomia. Mi sono laureato in Fisica all’Università di Genova e da anni lavoro come programmatore. Ho sempre coltivato una grande passione per la musica, in particolare per il canto. Canto da quando avevo 19 anni e non ho intenzione di smettere 🙂
Il mio primo maestro è stato Roberto, che è diventato anche un grandissimo amico.
Roberto Tiranti è un musicista professionista con una importante carriera musicale e capacità uniche e complete, infatti canta e suona praticamente tutti gli strumenti. É cantante e bassista dei Labyrinth.
Ha collaborato e collabora con molte altre band, come Ken Hensley & Live Fire, Wonderworld, Mangala Vallis, New Trolls.
Negli ultimi anni ho continuato a cantare con Riccardo Morello, con il quale abbiamo realizzato le melodie delle canzoni. Riccardo è compositore e vocal coach e collabora a molti progetti musicali. É anche cantante della band Il Segno del Comando.
Qual è il concept trainante di questo disco?
Andrea: Il concept dell’album è il viaggio dell’umanità nell’Universo, dalle prime osservazioni scientifiche alle esplorazioni spaziali, un viaggio tra 2001, Odissea nello spazio e Guida intergalattica per autostoppisti.
Raffaella: Abbiamo cercato una maniera ironica per rappresentare dei temi da sempre fondamentali per l’umanità, come il desiderio di conoscenza, di trovare il senso dell’esistenza, di andare alla ricerca delle origini da cui proveniamo per comprendere il futuro verso cui siamo diretti.
Insieme all’album sono usciti anche gli ultimi due singoli, i precedenti sono stati pubblicati come “doppio singolo”, una cosa assai particolare. Come mai questa scelta?
Andrea: A nostro parere, con l’avvento dei social media, viviamo in un’epoca in qualche modo “simile” al periodo romantico in cui gli scrittori sceglievano di interagire con il loro pubblico attraverso le pubblicazioni periodiche dei loro romanzi, i cosiddetti feuilletons. In generale è necessario per un artista continuare a mantenere viva l’attenzione del suo potenziale pubblico, specie se l’opera non è di tanto facile fruizione, e ha quindi bisogno di essere “metabolizzata”.
Raffaella: La nostra scelta è stata anche dettata da motivazioni pratiche, in quanto abbiamo dovuto gestire i tempi di produzione con gli impegni lavorativi e familiari di tutti noi. A un certo punto abbiamo valutato la situazione e, visto che il lavoro procedeva un po’ più lentamente del previsto, abbiamo deciso di far uscire i brani “a rate”, sia per mantenere vivo il dialogo con chi ci ascolta, sia per valorizzare al meglio ogni canzone, mantenendo anche un po’ di suspence e aspettativa nel pubblico.
Andrea: Inoltre secondo noi è diversa la percezione di ogni canzone a seconda che sia ascoltata singolarmente, come capitolo di una storia, oppure come parte di un concept album.
Le canzoni sono disposte nell’album in ordine spazio-temporale, dalla Terra fino all’Universo, come hai già spiegato nell’articolo di presentazione del disco.
Facendo uscire le canzoni prima come singoli in ordine sparso e poi come parte dell’album abbiamo dato spazio a entrambe le percezioni.
Quali sono quindi i messaggi (generalizzando) che vorreste che arrivino alle persone?
Andrea: Quello che anima tutto il disco è una sorta di ottimismo razionale, a mio avviso importante specie in un’epoca come questa, dominata da un evento tragico come la pandemia. E proprio quello che vorrei cercare di comunicare, soprattutto ai giovani che ascolteranno le nostre canzoni, è di non smettere mai di avere fiducia nel futuro, ma di approcciarsi ad esso nella maniera più positiva possibile, come hanno saputo fare gli uomini del Rinascimento.
Raffaella: I messaggi sono molti e varii, a seconda delle canzoni. Ci sono ad esempio riferimenti a quanto sia importante rispettare il nostro ambiente, il nostro pianeta, l’unico che abbiamo per vivere, poi altri riferimenti alla insaziabile sete di conoscenza che ha spinto l’uomo sempre al di là dei propri limiti e dei confini conosciuti, lasciandolo però nel dubbio più profondo per quanto riguarda le risposte alle domande fondamentali dell’esistenza. Siamo piccoli esseri destinati a morire in un Universo infinitamente più grande e duraturo di noi, ma, come ha affermato anche il padre della scienza moderna, Galileo, siamo comunque riusciti a comprendere molti aspetti della natura, a creare meravigliose opere, e forse tutto questo, anche se non siamo in grado di saperlo, oltrepasserà i confini delle nostre vite e influenzerà il futuro in modi che non siamo in grado di immaginare.
Cosa si intende per Space Rock?
Andrea: Lo Space Rock nasce storicamente a fine anni ’60, nel periodo della corsa allo spazio tra USA e URSS, e si ispira al contesto storico facendo riferimento, anche simbolicamente, al viaggio dell’umanità nello spazio. Sono gli anni di gruppi come i Pink Floyd (quelli di Syd Barrett), il primo Bowie e gruppi come gli UFO.
Lo Space Rock è un sottogenere del Progressive Rock che tutti noi amiamo moltissimo: si pensi a gruppi come i Queen nei primi tre album, gli Yes, i King Crimson, i Genesis… Poi è tornato in auge più recentemente con l’Alternative Rock con formazioni che elaborano uno Space Rock classico, enfatizzando gli aspetti melodici e ambient. Mi vengono in mente gruppi che mi piacciono molto, come gli M86 o i Cocteau Twins. Si tratta di un genere in cui personalmente mi ritrovo parecchio, specie nell’approccio che abbiamo usato in questo disco. Ma mi vengono in mente anche altre influenze, come Mike Oldfield, Vangelis o Hans Zimmer.
Siamo in un periodo in cui è difficile vivere di musica. Voi fate solo questo?
Raffaella: La musica e in generale la produzione dell’album in tutti i suoi aspetti hanno richiesto parecchio tempo, ma dal momento che abbiamo seguito le nostre passioni il lavoro non è mai stato un peso, neppure quando abbiamo scelto di darci delle scadenze per far uscire alcuni dei singoli in date per noi significative. L’uscita dell’ultimo singolo e dell’album è stata ad esempio il 19 gennaio, giorno del compleanno di Maria Elena. Si è trattato solo in parte di una coincidenza, per noi questa data ha un valore simbolico anche perchè con la nascita di Maria Elena è cominciata per la nostra famiglia una nuova avventura che va verso il futuro, proprio come il viaggio dell’umanità nell’Universo, di cui abbiamo parlato nell’album. Per Andrea e per me questo progetto non coincide con il nostro lavoro. Come abbiamo detto prima, ci occupiamo di altro per vivere. Tuttavia tutto si ricollega, alla fine, in qualche modo, perché il suo lavoro ha a che fare con l’ambito tecnico-scientifico, cui si riferisce il contenuto di quasi tutte le canzoni, mentre il mio è più vicino all’ambito artistico, infatti mi sono maggiormente occupata delle parti creative dei testi, connessi al ritmo poetico, e dei disegni per i video e le copertine. Riccardo e Roberto invece lavorano in ambito musicale e sono entrambi professionisti, come ha già detto Andrea presentandoli. Infatti a loro maggiormente si deve la guida nella creazione melodica, l’arrangiamento e la produzione finale.
Quale credete che sia il feedback delle persone nei confronti di un progetto come il vostro?
Andrea: Non avrei mai creduto che ci fosse un riscontro così positivo. Sono stato contattato da persone di tutto il mondo che erano interessate ai nostri contenuti e per me è motivo di grande orgoglio, spero che la nostra musica e i nostri testi possano essere conosciuti da più persone possibile.
Contatti
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