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Chi rom e… chi no, un pezzo di storia in un albo illustrato

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“Chi rom e… chi no” è il nome di un’associazione che lavora a Scampia (NA) da 20 anni con i rom del campo limitrofo e con i napoletani residenti, promuovendo l’integrazione, l’inclusione, lo scambio tra le due realtà. Per diversi anni la sede di questa associazione è stata una baracca, costruita all’interno del campo, insieme ai rom: una cosa rivoluzionaria, che ha da subito chiarito che l’intenzione non era banalmente aiutare, soccorrere, elemosinare i rom, ma provare a vivere realmente insieme, capendo come affrontare le difficoltà e come superarle, unendo le forze di tutti.

Negli anni ci sono stati diversi progetti partiti dall’alto, con tante buone intenzioni, per riqualificare il territorio, realizzare soluzioni abitative dignitose e assicurare a tutti una serie di diritti negati, ma non se n’è mai fatto nulla, i soldi stanziati sono andati persi, e gli unici ad esserci ancora, dopo 20 anni, sono i volontari, che si trovano a doversi sostituire alle istituzioni, non avendo ovviamente le stesse possibilità realizzative.

Il nome dell’associazione “Chi rom e… chi no” è un gioco di parole: chi è rom e chi no, ma anche chi dorme (“rom” è il suono della parola in napoletano) e chi no, cioè chi vuole attivarsi per affrontare i problemi e chi invece dorme o finge di farlo. È una frase coniata da Felice Pignataro nel 2000 in occasione di una tre giorni organizzata alla sede del Gridas a Scampia, proprio in favore della convivenza con i rom. L’importanza di non dormire, ma tenere sveglie le menti e alta l’attenzione sulle questioni che riguardano gli ultimi è il filo conduttore della storia nostra e anche di quella raccontata nel libro.

Quest’ultimo è nato dal desiderio espresso dai ragazzi dell’associazione di avere uno strumento semplice da utilizzare per potersi raccontare agli altri; dunque, il libro illustrato servirà a veicolare la storia complessa e articolata di questa associazione verso chiunque voglia riceverla.

La nostra storia personale e anche lavorativa si intreccia con quella di Chi rom e…chi no: si trattava, perciò, di raccontare anche una parte di noi, e allo stesso tempo ci si chiedeva un lavoro complesso, importante, che ci ha riempito di responsabilità. La richiesta ci ha dunque emozionato, onorato e spaventato insieme, ma abbiamo anche avvertito la necessità di fare questo lavoro: le storie come quella di Chi rom e…chi no vanno tramandate, spiegate, moltiplicate; è dovere di chi le ha vissute far sì che non vadano perse.

Abbiamo deciso di affrontare questa impresa, partendo dal racconto orale fatto dai suoi protagonisti, attuali e passati. Durante la pandemia che ci costringeva in casa, ci sono state lunghe riunioni online, durante le quali il racconto si snocciolava, insieme si prendevano appunti, si immaginava, si scavava nei ricordi, tirando fuori foto e racconti nel racconto…una miniera scoperchiata che poteva prendere dimensioni infinite.

Resici conto che la mole di cose fatte era enorme, abbiamo deciso di restringere il campo ad alcune tappe che ci sembravano nodali, lasciando per forza di cose fuori alcuni dettagli e avvenimenti e soprattutto fermandoci ad un certo punto della storia, che non è di fatto finita, ma ancora in divenire.

A questo punto, sono subentrata io, per trasformare i racconti fatti insieme in una sola storia, che è poi diventata libro. Ho scelto un punto di vista infantile, ed è così nata la storia di due bambine, dall’infanzia all’età adulta, che vivono vicinissime eppure distanti, ai confini di una città che le considera “periferiche”, una vive nel campo rom, l’altra subito fuori, nella periferia della città.

La loro condizione è molto più simile di quel che può sembrare. L’importanza e la gravità dei problemi riscontrati sono tristemente molto simili: abbandono, assenza di servizi, precarietà abitativa e lavorativa, assenza di prospettive, presenza di criminalità, sono ugualmente presenti di qua e di là di quel confine invisibile. Da un lato “giustificati” dall’origine abusiva del campo, dall’altro semplicemente dalla colpa di essere ultimi. E laddove non c’è supporto e speranza legale, arriva subito chi promette una vita migliore fuori dalla legalità, e magari, lui sì, mantiene pure la promessa.

Le due costanti, infatti, nei racconti che ci siamo scambiati, erano la presenza dei ragazzi dell’associazione, che si sono avvicendati negli anni, tutti con una grande passione e partecipazione personale, e parallelamente l’assenza delle istituzioni: dopo 20 anni di lavoro la situazione è uguale, se non peggio, proprio perché, a supporto dei tanti lavori e interventi fatti, non è arrivato nessuno.

La storia del libro è dunque la storia di tanti, di tante persone, ma anche di tanti luoghi di confine, dove gli ultimi, con le loro forze, o con aiuti non ufficiali, trovano da soli la strada per vivere, o spesso solo per sopravvivere, mentre le istituzioni chiudono occhi e orecchie e aspettano che di queste noie si occupi qualcun altro, finché magari qualche brutto incidente non le obbliga ad intervenire, a quel punto senza sapere neppure da dove cominciare.

Questa è anche la storia di chi crede nell’umanità, nella fratellanza, nel reciproco aiuto e sostegno, nel dover fare fronte comune quando l’ingiustizia è palese, quando il futuro è messo in dubbio per chi è meno fortunato, quando la fortuna è solo di essere nati altrove. È la storia del coraggio, della forza, della costanza che ci vogliono per non arrendersi e continuare ad essere punto di riferimento per gli ultimi, un riferimento che almeno può dare speranza in un futuro migliore.

Volutamente la storia narrata non è localizzata a Scampia, proprio perché non è solo la nostra storia, è la storia di tutti quelli che vivono situazioni simili, è una storia che tristemente e felicemente si ripete in luoghi e tempi diversi.

Le storie parallele delle due protagoniste sono seguibili anche graficamente, sulle illustrazioni che, a libro aperto, risultano essere sempre due in una: le due pagine affiancate formano un unico disegno, perché una è la realtà, una è la città che accoglie le loro vite. Il libro aperto mostra materialmente che si tratta di una storia orizzontale, dove il confine tra le pagine esiste solo per chi vuole vederlo.

La realizzazione delle illustrazioni, ad opera di Tiziano Squillace, è andata avanti, come lui stesso dice, con una lenta visualizzazione mentale di ciascuna tavola, concretizzata poi di getto, senza bisogno di bozzetti. Il pensiero che le accompagna tutte è il collage: il campo rom è un collage di pezzi diversi, suppellettili di fortuna, di provenienze varie, che messe insieme formano le baracche e compongono l’intero campo. Allo stesso modo, le illustrazioni sono composte di “pezzi” diversi: pagine della Bibbia che formano la Chiesa, foto vere prese da esperienze diverse narrate nel libro, trasformate in disegni, pagine di quaderno che diventano palazzi e si accartocciano come loro, e così via… nell’osservazione delle tavole si trovano nuovi racconti, ogni particolare parla e narra cose nuove e aggiunge pezzi al puzzle finale. Fa parte dell’atto della lettura anche questo: trovare personali interpretazioni della realtà mostrata.

L’ultimo tocco al collage dell’intero libro è stato dato dal grafico, Luca Pignataro, che ha messo insieme il tutto e ci ha consegnato il nostro albo illustrato.

Questo lavoro è per noi speciale, sia per il coinvolgimento personale, sia perché la storia che si narra è una storia potente, che spesso non si ha il coraggio di raccontare. È una storia che non fa sconti a nessuno e che, pur essendo una storia d’amore per il prossimo è allo stesso tempo una forte denuncia di quello che, dopo anni di impegno e lotte, continua a non funzionare nei meccanismi istituzionali e burocratici per cui bisogna sempre trovarsi di fronte ad una tragedia a rimboccarsi le maniche per ricominciare tutto da capo.

È un libro che può aiutare, nella sua semplicità narrativa e visiva, a capire quanto sarebbe semplice curarsi l’uno dell’altro all’interno di una comunità. E il fatto che ci sia bisogno di ribadire certi concetti è tristemente dimostrato dagli accadimenti che ancora ci circondano: pochi giorni fa gli ultimi due bambini morti in un campo rom nel foggiano, a pochi giorni di distanza dal ragazzo che si è tolto la vita nel Lazio.

 

Copertina Libro Chi Rom e Chi No
Copertina Libro Chi Rom e Chi No

Info tecniche sul libro:
Titolo: CHI ROM E…CHI NO

Autore: Giovanna Pignataro

Illustrazioni: Tiziano Squillace
Editore: Marotta&Cafiero editori di Scampia
formato chiuso: 30×23, aperto diventa 60×23
N.B.: il font scelto per i testi (Easy Reading) è un carattere ad alta leggibilità

È in vendita su qualsiasi store online e, su ordinazione, in qualsiasi libreria reale.

 

Giovanna Pignataro

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