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Concerto d’Addio per Saffir Garland

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Gilberto Ongaro, ancora per poco in arte Saffir Garland, celebrerà il termine di questo percorso artistico, durato 6 anni (2012-2018). La festa sarà il 30 novembre 2018, presso il Virgo Club a Sant’Angelo di Piove di Sacco (PD), in uno spettacolo one man band chiamato “Concerto d’addio”. Tuttavia, questa chiusura non rappresenta la fine della musica di Gilberto; al contrario, egli sostiene che ne sarà la sua liberazione. Perché questa fine, Gilberto?

Perché questo concetto di “Saffir Garland”, del cantautore satirico con fondo esoterico, sta diventando un limite, un peso. Beffardo lo sarò sempre, ma quest’etichetta progressive “alternativo più degli alternativi”, crea troppi paletti. C’è contemporaneamente chi non mi prende mai sul serio, ridendo anche quando non sarebbe il caso, e chi al contrario mi considera troppo serioso, didattico, intellettualoide. Come dice Tricarico, se non ti fai amare, non è “la gente che non capisce”, sei tu che non ti sai spiegare. E allora voglio prendermi un periodo in cui riflettere su come comunicare meglio.

Una sorta di svolta “pop”, diciamo. Come sei giunto a questa decisione?

L’ho maturata in più fasi. Il primo input è stato Francesco Gabbani. Quando ha vinto a Sanremo ‘17, un amico mi ha taggato su “Occidentali’s Karma”, e altri amici insistevano a dire che gli somigliavo. Al primo impatto la cosa mi è sembrata offensiva; ora ho il suo cd “Magellano” e lo riascolto spesso. Fa lo stupidotto, il finto tonto, e tanti lo vedono come l’ennesimo prodotto trash. Ma i suoi testi, nella loro fruibilità, riescono a punzecchiare e far pensare più di tanti sermoni d’autore. Quel che lo ha fatto emergere è proprio la sua intelligenza. Il secondo input è la mia attività di recensore. Finora ho recensito quasi 400 proposte diverse, cantautori, band, collettivi. E ho notato una cosa: dopo due anni di vita, tutti i gruppi, anche i più sgangherati, iniziano a fare un tour nazionale di almeno 50 date. Io suono da 11 anni e bazzico ancora nei soliti locali della mia provincia. Nonostante poi vengano tutti a farmi i complimenti per i bellissimi videoclip e le canzoni eccetera, quando si tratta di concretizzare, nisba. Due domande te le fai!

Il 30 novembre cosa succederà?

Suonerò dieci canzoni; cinque saranno scelte dal repertorio Saffir Garland, quelle più significative di tutto ciò che ho fatto. Le altre cinque sono freschissime, del nuovo percorso che sto sviluppando. Quindi è come provenissero dal futuro, e sarà l’unica occasione di conoscere in anteprima, per un bel po’.

Dopodiché, si esibirà il gruppo di un genio, di cui ho avuto l’onore di diventare tastierista: Slow Wave Sleep, di Emilio Larocca Conte. E’ fantascienza, sono racconti di sogni trasformati in musica. Sogni teneri, ma anche incubi violenti, e allucinazioni psichedeliche. Io stesso ho battuto i piedi per riuscire a portare al Virgo Club questo artista eclettico, col quale mi trovo sulla stessa lunghezza d’onda.

Chiudi Saffir Garland ma sei più impegnato di prima…

Esatto, ma senza un unico progetto in cui circuire forzatamente tutte le idee. E’ questo che voglio: ho ancora tante canzoni nuove nel cassetto, ed ora saranno libere di adattarsi ad altre voci, perché visti i tentativi riusciti con Barbara Bordin (“Marcella”, “Sofia” ecc), sono consapevole di saper fare l’autore. E se tornerò con un progetto mio, si chiamerà semplicemente “Gilberto”. Poi non c’è solo la musica: ho iniziato a scrivere tre libri, e almeno uno dei tre voglio finirlo!

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