A passo lento a passo corto
Quando dicono che viviamo nell’epoca del tutto e subito, beh… hanno ragione.
Una di queste sere ho fatto tappa al supermercato, dopo il lavoro. Avevo scelto giusto il necessario per la cena: un paio di ortaggi per un’ortolana e due fettine di petto di pollo per tenerci leggeri. Mentre attendevo il mio turno alla cassa, dietro di me, nell’arco di cinque minuti, tre persone chiesero di saltare la fila perché avevano pochi prodotti da acquistare. Affranti dallo scoccare dei secondi e con espressione sconfortata, ognuno di loro sfoggiò la giustifica migliore che potesse mai mostrare.
L’obiettivo, presumibilmente, era quello di impietosire tutta la fila affinchè potessero superare tutti e vincere il gran prix dei 3×2.
“Che sarà mai?”, pensiamo. Giusto. Due prodotti, per tre persone, son poca roba. Andavano di fretta, loro, e per qualcuno che corre c’è qualcun altro che resta.
Sarà! Ma la fretta serve? Dicono sia cattiva consigliera. Io parlerei di cattiva abitudine.
Con la fretta facciamo a cazzotti e non lo sappiamo. Ci svegliamo di notte pieni di ematomi, con l’ansia che bussa forte. Il cuore pare voler uscire fuori dal petto a fare baldoria altrove e noi restiamo a farci domande su come è possibile che proprio da noi sta arrivando un attacco di panico.
Sarà la fretta? Un giorno una paziente mi disse “Antonietta, mi sento come se fossi un treno in corsa, un diretto. Non faccio fermate e non conosco neppure la meta. Rischio un sacco, ho paura di schiantarmi e non vedo nemmeno il panorama!”.
Oltre il danno la beffa.
Andiamo di fretta a colpi di lama ben affilata. Corriamo tutti i giorni spinti da una forza che nemmeno noi sappiamo cos’è. E poi? Scopriamo sempre alla fine come poteva andare meglio! Dopo che le hai prese di santa ragione, correndo. Dopo che la vita si è divertita a giocare a chi arriva primo, senza spiegarti le regole del gioco. Porca miseria!
Ma sapete cosa? Forse non esiste una vita tutta sprint, amore tesoro, guarda come dondolo. La vita è fatta di vuoti, di attese, di momenti che scorrono lenti mentre tu assapori a piccoli passi le gioie e i dolori che ti scorrono nel cuore come granelli di sabbia tra le mani. Ogni tanto puoi dire pure “me ne fotto!”, con lentezza e responsabilità.
Fermiamoci, ogni tanto. Prendiamoci una pausa con noi stessi e chiediamoci realmente dov’è che vogliamo andare e perché? Ne vale davvero la pena rischiare di prendere un diretto senza meta?
A passo lento, a passo corto, pure di una montagna ripida vedremo la vetta.