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La guerra è della morte. Un romanzo breve che sfocia nella poesia.

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Un libro che, nel ripercorrere alcune vicende della prima guerra mondiale, delinea personaggi e vicende che mettono in mostra valori sempre importanti.

La guerra è della morte è il titolo di un romanzo breve di Nuccio Pepe, siciliano di Partinico, e medico di professione. E’ un libro pubblicato da una piccola casa editrice, la Navarra edizioni. E, come in tanti altri casi, meriterebbe ben altro proscenio. Ma, il meccanismo perverso che governa l’editoria italiana ha altre ragioni che, spesso, mal si coniugano con la qualità.

E’ un libro che ricorda, in occasione del centenario della fine della prima guerra mondiale, la tragedia che segnò l’Europa agli inizi del secolo scorso.

Nella prefazione, scritta da Pasquale Hamel vi è, sostanzialmente, l’essenza del libro. Infatti, preceduta da una delle più belle liriche di Giuseppe Ungaretti, Hamel mette in evidenza, nella suddetta prefazione, la necessità di approfondire l’argomento della guerra, per capire meglio quanto raccontata dall’autore. Ma, soprattutto, Hamel fotografa da par suo la qualità del libro:

“..le belle pagine che Nuccio Pepe ci consegna con il suo romanzo breve… è una storia, di uomini del profondo Sud, fortemente legati alla terra d’origine che, da un giorno all’altro, vengono trasferiti sul fronte per combattere una guerra di cui sanno nulla o quasi nulla…”.

Ma, il libro è anche altro.

Estremamente incisive, infatti, sono le pagine iniziali, in cui l’autore presenta, con efficaci ritratti, i protagonisti di questo romanzo. Sante Allero, Cosimo Orlando, Lillo, alias Calogero Territo, Turi ovvero Salvatore Panepinto, il tenente Domenico De Martino, e poi Pietro, Luigi, Vincenzo, Ignazio, Sebastiano, sono, con le loro storie, i protagonisti di pagine bellissime, da cui emerge “..la normalità assurda che si specchia nel nulla e nella desolazione della morte”.

All’interno del romanzo, che si legge tutto di un fiato, si trovano, anche, delle vere e proprie “chicche” che mettono in risalto i veri valori in campo, anche in una tragedia immane come è una guerra. Struggenti, infatti, è l’episodio in cui Turi prende la chitarra, e al chiaror di luna, intona una canzone d’amore. Il silenzio fa da corollario alle note e alle parole del giovane siciliano. Alla fine dell’esecuzione la bellezza della musica e del canto finiscono con il conquistare anche gli austriaci, che sono dall’altra parte della tragedia, e applaudono contemporaneamente agli italiani.

Altrettanto belle sono le pagine in cui il Tenente De Martino, scrive alla sua Rosaria, rimasta nella sua Sicilia. La lettera contiene spunti interessanti sulle differenti condizioni in cui vivono chi da’ gli ordini, e chi li deve eseguire. Tra i resoconti dei giornali e la realtà della bruttura della guerra. Così come sono altamente lirici i passi in cui Domenico parla del tempo, di come trascorre in maniera diversa a seconda delle situazioni e, come lui, “vorrebbe ascoltarlo e misurarlo”.

E, poi, l’incontro tra Santo e Giulia, giovane locale che svolge, assieme ad un’amica il compito di portavivande. In poche frasi l’autore regala bellissimi momenti di amore e passione. Infine, l’incontro con Manfred, soldato austriaco che si allontana dal suo reparto perché “..ho capito che combattevo solo per sopravvivere, uccidendo altri uomini..”. Soprattutto il libro “celebra il destino” che segna, inesorabilmente, la vita della Brigata dei siciliani. Sia quando per un refolo di vento li fa allontanare dalla guerra, sia quando, sembrano avviati verso il ritorno a casa e incontrano la morte.

La guerra è la morte è un bel libro da leggere e consigliare. Ha una bella prosa che, in diverse occasioni, si sposa con la poesia. Ha un solo limite, è un romanzo breve che, forse, poteva, in alcuni brani, allargare gli orizzonti, per donare qualche altra emozione.

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