Zeronauta e la “plastica” nei rapporti interpersonali e sentimentali.
Zeronauta, da dove nasce questo nome?
Zeronauta è un nome che nasce innanzitutto dalla volontà di trovare una parola che potesse evocare un certo tipo di sensazioni. Volevamo creare un nuovo termine usando elementi comprensibili in italiano e ci piaceva l’idea di legare il nome ai concetti di vuoto e di spazio. Così, pensando anche al possibile sviluppo di un’idea grafica e di un logo che ci rappresentassero, abbiamo pensato a Zeronauta.
Come avete creato un album al 100% rock?
La resa finale del disco deriva da scelte molto spontanee, fatte per cercare di esprimere la nostra idea di musica. Dalla collaborazione con Giovanni Mazzanti, che ha prodotto il disco, è nata la volontà di usare suoni ed effetti piuttosto saturi e distorti. La natura del disco è anche molto influenzata dal ruolo centrale che hanno le chitarre nelle nostre canzoni e dalla ricerca di una certa tensione ritmica.
Che tipo di collaborazione c’è tra voi membri del gruppo?
La collaborazione fra di noi consiste soprattutto nello sviluppare insieme le idee e gli spunti personali, sia attraverso l’improvvisazione in sala sia con lo scambio di punti di vista per quanto riguarda l’arrangiamento e la struttura dei pezzi.
Nel brano “Plastica”, si evince una dolce nota di malinconia; come mai?
Plastica contiene molti degli elementi caratterizzanti del disco e come altri brani cerca di esprimere l’idea di contrasto tra il mondo interiore e quello esteriore attraverso un testo nostalgico e malinconico abbinato ad una musica più solare ed energica.
I concetti a cui si ispira la canzone sono legati alle dinamiche dei rapporti interpersonali e sentimentali e alle reazioni che essi provocano nell’interiorità dell’individuo.
Sono previste date nel Sud Italia?
Al momento non sono previste, ma ci stiamo organizzando per suonare il più possibile
in giro per l’Italia e sicuramente speriamo di passare al Sud!
