La verità sta in cielo. Un mistero ancora irrisolto.
[highlight] Il nuovo film di Roberto Faenza, La verità sta in cielo, tra segreti e intrighi di potere si propone di riportare alla luce un caso ancora oggi irrisolto, quello legato alla scomparsa di Emanuela Orlandi. [/highlight]
La verità sta in cielo, una massima che può sembrare a tratti scontata, assume tutto un altro valore se a pronunciarla è stato Papa Bergoglio al fratello di Emanuela Orlandi riferendosi appunto al famoso caso legato alla sua scomparsa, soprattutto per via delle innumerevoli domande a cui negli anni nessuno è riuscito a dare risposta.
Su questa lunghezza d’onda si colloca il regista Roberto Faenza per il suo film – che nel titolo riprende le parole di Bergoglio – uscito nelle sale il 7 ottobre, per cercare non solo di dare linearità a una storia molto intricata, ma anche di fornire ipotesi egli stesso. Con i dossier processuali alla mano e basandosi sulle sole circostanze appurate, sulle testimonianze e sui fatti noti e confermati, nel film non mancano riferimenti a personaggi realmente esistiti e che hanno ricoperto ruoli di grande rispetto, motivo per cui c’è stato il timore di una possibile censura.
Il film si apre con la presentazione di un personaggio completamente estraneo alla realtà. Viene introdotta infatti sul grande schermo una giornalista inglese, Maria, interpretata da Maya Sansa, che arriva in Italia con l’intento di riaprire il caso di Emanuela Orlandi, scomparsa il 22 giugno 1983, in seguito alle recenti scoperte riguardanti Mafia Capitale.
Una volta giunta in Italia si mette in contatto con Raffaella Notariale, interpretata da Valentina Lodovini, personaggio chiave di tutta la vicenda in quanto è stato grazie ai suoi documenti raccolti e alle sue video interviste a Sabrina Minardi, interpretata da Greta Scarano, che si è potuto legare la scomparsa della giovane Emanuela ad un vero e proprio rapimento in cui hanno giocato un ruolo fondamentale la Banda della Magliana e la Chiesa.
In un continuo incastrarsi di presente e passato si sviluppa l’intera trama del film e attraverso le testimonianze di Sabrina Minardi, amante di Enrico De Pedis, sono stati introdotti lo stesso Enrico De Pedis, interpretato da Riccardo Scamarcio, boss della banda della Magliana, e altri politici o personaggi di spicco all’interno della Chiesa come il Mons. Marcinkus, discutibile arcivescovo per anni a capo dello IOR, la banca vaticana coinvolta in diversi scandali finanziari.
Ma non si ferma qui. L’intento di Roberto Faenza non è solo riportare tutto il materiale che si è riuscito a raccogliere tramite inchieste, ma di fornire nuovi spunti per riaprire un caso avvolto nel mistero già da molti anni. Il film infatti si conclude con una scena che lascia l’amaro in bocca agli spettatori.
La Chiesa convince lo Stato ad identificare il defunto sepolto nella Basilica di Sant’Apollinare, fornendogli in cambio un fascicolo riguardante proprio la scomparsa di Emanuela Orlandi. Ma questo fascicolo esiste realmente? e in questi anni dove si trovava? e perché è uscito fuori soltanto in quella circostanza? Queste sono alcune delle questioni irrisolte, che chi si è interessato fin da subito al caso di Emanuela Orlandi conosce bene, e che purtroppo nemmeno Roberto Faenza è riuscito a risolvere.
Un film complessivamente ben fatto, eccetto qualche errore tecnico buttato qua e là.
Per quanto cerca di dare linearità a un caso fin troppo intricato, è consigliabile a chi conosce tutta la vicenda, così da non perdersi nella miriade di informazioni raccolte negli anni e che un film di un’ora e 34 minuti non può contenere e chiarire adeguatamente.